Ritrovamento di Zamenis longissimus (Laurenti, 1768) (Reptilia, Colubridae) sull’Isola d’Elba (Toscana, Italia) Angelo Vaccaro1, Giuseppe Fabrizio Turrisi2 1Corso Ara di Giove 382 int. 26, I-95030, Pedara, Catania. E-mail: angelovaccaro2@virgilio.it 2Dipartimento di Biologia Animale “Marcello La Greca”, Via Androne 81, I-95124 Catania, Italia. Corresponding author. E-mail: turrisifabrizio@yahoo.it Abstract. The presence of Zamenis longissimus (Laurenti, 1768) in Elba Island (Tus- cany, Italy), previously known by only one ancient and doubtful record, is confirmed. Two specimens road killed, were collected in the north-east of the island. The new distributional data is briefly commented in the context of the paleogeographic and historical-environmental background. Riassunto. Viene confermata la presenza di Zamenis longissimus (Laurenti, 1768) sul- l’Isola d’Elba (Toscana, Italia), precedentemente nota sulla base di un’unica, antica e dubbia segnalazione. Due esemplari, morti su strada, sono stati raccolti nella parte nord-orientale dell’Isola. Il nuovo dato corologico viene brevemente commentato con- siderando anche gli aspetti paleogeografico e storico-ambientale. Parole chiave. Zamenis longissimus, Elba, ritrovamento. Il Saettone comune, Zamenis longissimus (Laurenti, 1768), è una specie a corotipo Sud-europeo, presente in Italia in tutte le regioni continentali e peninsulari. Il limite meri- dionale accertato in Italia per la specie ricade in Abruzzo, e precisamente nella località di Rosello, provincia di Chieti. In Italia meridionale ed in Sicilia Z. longissimus è vicariato da una specie assai affine, il Saettone occhirossi, Zamenis lineatus (Camerano, 1891) (Lenk e Joger, 1994; Lenk e Wüster, 1999; Razzetti e Zanghellini, 2006). L’area di contatto tra le due specie si trova lungo una linea immaginaria che va dalla provincia di Caserta, a ovest, a quella di Foggia, a est (Razzetti e Zanghellini, 2006). Per l’Isola d’Elba sono note quattro specie di Ofidi: Hierophis viridiflavus (Lacépède, 1789), Coronella austriaca Laurenti, 1768, Natrix natrix helvetica (Lacépède, 1789) e Vipera aspis francisciredi Laurenti, 1768. Quest’ultimo taxon fu segnalato dell’Elba per la prima volta da Thiebaut de Bernaud nel 1809; Natrix natrix helvetica dal Giglioli nel 1880; Hierophis viridiflavus e Coronella austriaca furono indicati da Lankes nel 1913 (cfr. Lanza, 1996). Una quinta specie di Ofide, Z. longissimus, viene citata da Sochurek (1954), sub Elaphe longissima (cfr. Böhme, 1993). Questa segnalazione viene ritenuta non attendibile da Mertens (1955), poiché non supportata da alcun reperto. Sull’atten- Acta Herpetologica 2(1): 59-63, 2007 60 A. Vaccaro and G.F. Turrisi dibilità delle segnalazioni del Sochurek sussistono molte riserve evidenziate da diversi erpetologi; ad esempio Lanza (1996: 48) in una sua annotazione lo definisce addirittura “un dilettante austriaco in fama di grande raccoglitore, ma non di altrettanta affidabi- lità”. Z. longissimus viene indicato dell’Elba da Bruno (1984, 1998) e da Bruno e Mau- geri (1990), probabilmente sulla base della segnalazione di Sochurek (1954). Infine, nei recenti Atlante degli Anfibi e dei Rettili d’Italia (Razzetti e Zanghellini, 2006) e Atlante degli Anfibi e dei Rettili della Toscana (Vanni e Nistri, 2006) questa specie viene esclusa dall’erpetofauna dell’Elba. Nella presente nota si riferisce sul recente ritrovamento di due esemplari di Z. longis- simus che confermano definitivamente la presenza della specie sull’isola. I due esemplari (Figg. 1-3) sono stati rinvenuti morti nella medesima località, lungo una strada del set- tore nord orientale dell’Isola d’Elba, a distanza di tre anni l’uno dall’altro, rispettivamente durante la primavera del 2002 e l’estate del 2005. La località di ritrovamento è caratterizza- ta dalla presenza di densi boschi cedui di Quercus ilex L., con presenza di Erica arborea L., Pistacia lentiscus L., Arbutus unedo L. e Cistus spp. L’area è inoltre interessata dalla presen- za di un torrente a regime idrico stagionale. Il primo esemplare (Figg. 1-2), una femmina adulta avente lunghezza totale di 113 cm, di cui 18 cm spettanti alla coda, è stato rinvenuto morto lungo una strada in data 8 agosto 2002. Dalle condizioni di conservazione è presumibile che la morte sia da far risalire ad almeno 24-36 ore prima. A causa dell’avanzato stato di decomposizione, l’esemplare non è stato conservato in collezione. La colorazione delle parti dorsali è uniformemente bruno- olivastra, con poche squame biancastre nella zona mediana; le parti ventrali sono unifor- memente giallastro-chiare; il numero delle ventrali è di 228; il numero degli urostegi non è stato rilevato per le pessime condizioni della coda. Il secondo esemplare (Fig. 3) è un giovane trovato morto lungo una strada il 6 agosto 2005, avente una lunghezza totale di 41,5 cm. Dalle condizioni di conservazione è presu- mibile che la morte sia da far risalire ad almeno 48 ore prima. L’esemplare, nonostante il cattivo stato di conservazione, è stato raccolto e posto nella Collezione Erpetologica Tur- risi G.F. e Vaccaro A. (Catania), in soluzione di etanolo al 70%. Sul capo dell’esemplare è ben riconoscibile la tipica ornamentazione dei giovani di Z. longissimus, costituita da una stria nera che unisce l’occhio all’ultima squama sopralabiale, da una macchia nerastra sub- oculare che entra in contatto con il margine labiale e da due macchie bianche semilunari ai lati dell’area nucale. NOTE CONCLUSIVE Da un punto di vista zoogeografico, il popolamento animale dell’Isola d’Elba ha una notevole affinità con il settore tirrenico dell’Italia, segnatamente con la Toscana (cfr. Mertens, 1955). Le ricostruzioni paleogeografiche hanno evidenziato che l’Elba, durante il Würmiano (22000-18000 anni fa), non era altro che una penisola protesa verso il Mar Tirreno (Masetti e Rustioni, 1996). Le quattro specie di Ofidi accertate per l’Elba appar- tengono ad un contingente faunistico probabilmente migrato dalla vicina Toscana, attra- verso territori di collegamento (“ponti”) che si costituirono a seguito dei fenomeni di 61Ritrovamento di Zamenis longissimus sull’Isola d’Elba Figg. 1-2. Zame- n i s l o n g i s s i m u s (Laurenti, 1768), esemplare femmina adulta (lunghez- za totale: 113 cm), Isola d’Elba, 8 ago- sto 2002. Fig. 3. Zamenis lon- gissimus (Laurenti, 1768), esemplare giovane (lunghez- za totale: 41,5 cm), Isola d’Elba, 6 ago- sto 2005. 62 A. Vaccaro and G.F. Turrisi regressione marina, che peraltro interessarono anche altre isole del bacino Mediterraneo durante il Quaternario. È ben spiegabile, pertanto, anche la presenza di Z. longissimus che, al pari delle altre specie di Ofidi, avrebbe colonizzato l’Elba durante quel periodo geologico. È ipotizzabile che Z. longissimus sia divenuto molto raro e localizzato sull’Elba a seguito delle vicende storico-ambientali che hanno caratterizzato gli ambienti dell’Iso- la (cfr. Del Prete e Tosi, 1996), segnatamente a causa della drastica riduzione delle ori- ginarie cenosi forestali, costituite soprattutto da querceti, nell’ambito delle quali questa specie predilige le aree di radura e le microchiarie. Infatti, già al tempo di Strabone, nel I sec. d.C., il ferro estratto dalle miniere dell’Isola non poteva essere più liquefatto nel- le fornaci locali dell’Elba, evidentemente per mancanza di materiale legnoso, e pertanto veniva trasportato a tale scopo sul continente (Strabone: Geografia, L’Italia, libri V-VI; introduzione, traduzione e note di A.M. Biraschi, Biblioteca Universale Rizzoli). L’attua- le vegetazione non sarebbe altro che il risultato di una relativamente recente evoluzione delle garighe e della macchia fino alla ricostituzione di cenosi forestali o prossimo-fore- stali, che hanno così riconquistato ampi territori, grazie anche alle massicce campagne di rimboschimento intraprese a partire dalla seconda metà del Novecento. Sui cambia- menti ambientali avvenuti sull’Elba esistono comunque pareri discordanti e secondo Zecchini (1978), gli Etruschi non avrebbero depauperato così pesantemente il patrimo- nio forestale dell’Elba, poiché pare che gli stessi operassero campagne di rimboschimen- ti dopo il taglio dei boschi. Tuttavia, la stessa vicinanza dell’Elba al continente non esclude altre ipotesi relativa- mente alla colonizzazione da parte di Z. longissimus. Infatti, gli scambi di materiale (ad es. materiale edilizio o alimentare) con la Toscana, che avvengono fin da epoca preistorica e che attualmente sono continui e regolari grazie ai collegamenti marittimi, possono aver determinato un trasporto passivo di questo Ofide sull’Isola. Un’ultima ipotesi, da non trascurare, è quella del trasporto attivo da parte di qualche amatore. Per verificare quale di queste tre modalità sia quella più accettabile per spiegare la pre- senza di Z. longissimus sull’Elba, e quindi se questa specie debba considerarsi indigena del- l’Isola o meno, sono naturalmente necessarie più approfondite ed organiche ricerche sulla sua diffusione insulare e sull’ecologia, nonché indagini sugli aspetti storico-ambientali del- l’Elba. In ogni caso il suo ritrovamento sull’Elba conferma il dato di Sochurek (1954) il qua- le, a parere di chi scrive, è stato ingiustamente e precipitosamente considerato non atten- dibile da Lanza (1996). RINGRAZIAMENTI Vivi ringraziamenti vanno ad Elisabetta Spadaro per il supporto logistico e la collaborazione sul campo offerti durante le ricerche svolte sull’Isola d’Elba. 63Ritrovamento di Zamenis longissimus sull’Isola d’Elba BIBLIOGRAFIA Böhme, W. (1993): Elaphe longissima (Laurenti, 1768) — Askulapnatter. In: Handbuch der Reptilien und Amphibien Europas, Band 3/I, Schlangen (Serpentes) I (Typhlopidae, Boidae, Colubridae 1: Colubrinae), p. 331-372. Böhme, W. Ed., AULA-Verlag, Wies- baden. Bruno, S. (1984): Guida ai Serpenti d’Italia. Giunti Martello, Firenze, 192 p. Bruno, S. (1998): Serpenti. Giunti, Firenze, 256 p. Bruno, S., Maugeri, S. (1990): Serpenti d’Italia e d’Europa. Editoriale Giorgio Mondadori, 224 p. Del Prete, C., Tosi, G. (1996): Le specie vegetali. In: Isola d’Elba: Geologia, Flora, Fauna, Storia, Arte, Ambiente, p. 20-29. Giubelli, G. Ed., Pro.gra.ms. Italia. Lanza, B. (1996): Gli Anfibi e i Rettili. 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