Imp.Parolo& STUDIO INTEGRATO FITO-GEOMORFOLOGICO DI UN SISTEMA DI ROCCE MONTONATE SERPENTINITICHE (CAMPAGNEDA, ALPI RETICHE, SONDRIO) Gilberto Parolo1, Alberto Carton2 & Augusto Pirola1 1Dipartimento di Ecologia del Territorio e degli Ambienti Terrestri. Università degli Studi di Pavia; E-mail: parolo@et.unipv.it 2Dipartimento di Scienze della Terra. Università degli Studi di Pavia. E-mail: carton@unipv.it RIASSUNTO: G. Parolo et al., Studio integrato fito-geomorfologico di un sistema di rocce montonate serpentinitiche (Campagneda, Alpi Retiche, Sondrio). (IT ISSN 0394-3356, 2005). Scopo di questo lavoro è l’identificazione di relazioni ripetibili tra le geoforme e le comunità vegetali, al fine di sviluppare indicatori vegetazionali di forme del paesaggio e dei processi geomorfologici che le interessano. L’area di studio è localizzata nella fascia borea- le superiore in Val Malenco (provincia di Sondrio, Alpi Retiche). Il gruppo di rocce montonate è scolpito su un substrato serpentinitico del Mesozoico ed è marginato da una serie di depositi glaciali, espressione di tre piccoli apparati morenici frontali riconducibili alle fasi stadiali tardiglaciali. Diciannove rilievi fitosociologici, analizzati con il programma SYN-TAX 2000 sono risultati ripartiti in 5 gruppi distinti. Indici di ricchezza e di diversità specifica (Shannon-Weaver: H = -Σi pi ln pi), di dominanza (Simpson: λ = Σi pi 2) e di equitabilità (Pielou: J = H / Hmax, dove Hmax = ln n° individui) sono stati calcolati per ciascuno dei popolamenti rilevati con l’intento di dedurre informazioni sulla loro stabilità ecologica ed organizzazione strutturale. La datazione dei depositi glaciali posti a contatto e a margine delle rocce montonate, effettuata mediante il calcolo dell’innalzamento del limite delle nevi, ha permesso di attribuire, al substrato su cui sono scolpite le rocce montonate, un’età superiore ai 13.000 anni B.P. La distribuzione e la variabilità delle fitocenosi sono collegate alla esistenza di condizioni ambientali diversificate, correlate con l’andamento morfologico del substrato, che influenza la disponibilità idrica dei suoli, la distribuzione della copertura nevosa e gli effetti legati al vento. Le comunità vegetali sono dinamicamente stabilizzate dalle condizioni climatiche ed edafiche estremamente selettive. Tuttavia processi di ringiovanimento edafico innescano regressioni dinamiche nelle comunità vegetali, verificatisi probabilmente in occasione di manifestazioni meteorologiche intense, oppure in relazione alle profonde sollecitazioni meccaniche generate dai processi crio e/o termoclastici a cui sono sottoposti i substrati. Si può comunque ipotizzare una potenzialità della vegetazione diretta, a lungo termine, verso la formazione di una brughiera extrasilvatica a rododendro (Rhododendretum ferruginei). Infine, la distribuzione a mosaico delle comunità vegetali, relazionabile alla presenza di microhabitat ripetitivi e collegati potenzialmente da relazioni seriali o catenali, evidenzia la possibilità di considerare il sistema di rocce montonate in oggetto un geosigmeto. ABSTRACT: G. Parolo et al., Phyto-geomorphological integrated study of a serpentinitic roches moutonnées system (Campagneda, Rhaetian Alps, Sondrio, Italy). (IT ISSN 0394-3356, 2005). The aim of this work is to identify repeatable linkages between landforms and diagnostic features of the vegetation, as a preliminary step in the development of phytoindicators for geomorphological forms and processes. The study area is located in the upper boreal belt of the Malenco Valley (Sondrio Province, Rhaetian Alps). The roches moutonnées consist of Mesozoic serpentinitic substratum and are surrounded by a sequence of glacial deposits. This sequence represents the expression of three little terminal morainic ridges, belonging to the Late Glacial Age. SYN-TAX 2000 was used to analyse 19 phytosociological relevés; a cluster analysis (group average, similarity ratio) and a metrical ordi- nation (PCoA, Chord distance), applied to all the relevés, pointed out the presence of 5 distinct groups. Richness and diversity indexes (Shannon-Weaver index: H = -Σi pi ln pi), dominance (Simpson index: λ = Σi pi 2) and evenness (Pielou index: J = H / Hmax, where Hmax = ln n° individuals) have been calculated for all the plant communities, to look into their ecological sta- bility and structural composition. We estimated the age of the glacial deposits, that surround the roches moutonnées, by using the raising of the equilibrium line altitude. This allowed to attribute more than 13.000 years B.P. to the substratum of the roches moutonnées. The distribution and variability of the phytocoenoses are linked to the existence of different environmental conditions, depending on geomorphological processes and forms of relief, that influence the water availability in the substratum, the snow cover and the wind effects. The extremely severe clima- tic and edaphic conditions stop the dynamic of the both plant communities of summits and interposed depressions. Nevertheless pro- cesses of edaphic rejuvenation promote regressive events in the vegetation cover; this is probably related to intense meteorological processes or depends on deep mechanical stresses caused by cryo- and/or termoclastic processes, that affect the substrata. We can, however, suppose that the potential expression of the vegetation could lead, in the long term, to acidocline alpenrose heaths (Rhododendretum ferruginei). Because of the mosaic distribution of plant communities, related to the repetitive presence of micro- habitat and potentially linked by catenal and seral relationships, the roches moutonnées system can be considered a geosigmetum. Parole chiave: Studio fito-geomorfologico; Vegetazione alpina; Rocce montonate; Depositi tardiglaciali; Alpi Retiche; Fascia boreale superiore; Substrati serpentinitici. Keywords: Phyto-geomorphological study; Alpine plant communities; Roches moutonnées; Late Glacial deposits; Rhaetian Alps; upper boreal belt; Serpentinitic substrata. Il Quaternario Italian Journal of Quaternary Sciences 18(2), 2005 - 69-86 70 G. Parolo, A. Carton & A. Pirola 1. INTRODUZIONE La copertura vegetale e la forma del rilievo terre- stre presentano spesso importanti e molteplici intera- zioni, specialmente in ambienti di alta montagna, ove tali rapporti risultano più evidenti (BRAUN-BLANQUET, 1972; PANIZZA, 1980; OZENDA, 1985; ELLENBERG, 1988; KÖRNER, 1999). I fattori orografici, derivanti dall’anda- mento del rilievo, hanno un’influenza notevole sugli organismi vegetali, soprattutto perché sono in grado di influenzare l’espressione di altri fattori, quali quelli cli- matici. A sua volta la copertura vegetale influisce sia direttamente che indirettamente sulla morfogenesi, limi- tando ad esempio i processi erosivi dovuti all’azione dell’acqua e del vento, e figurando, specie se ben svi- luppata, come causa ed indizio di stabilità morfologica. L’interazione vegetazione-geoforma è un proces- so analizzabile a differenti livelli di percezione fitoecolo- gica, contraddistinti da gradi di complessità crescente: sinusie, fitocenosi e individui di geosigmassociazioni (GILLET, 1985), possono essere utilizzati a varia scala per verificare il grado di fedeltà e la ripetitività dei rap- porti con forme del paesaggio di diverso ordine di gran- dezza. Negli ultimi decenni, accanto a studi volti ad indagare gli effetti dei processi geomorfologici sulla copertura vegetale in ambienti periglaciali, dal punto di vista ecologico e dinamico (GIACOMINI & PIROLA, 1957; PIROLA, 1959; 1962; CARBINIER, 1966; KLUG-PÜMPEL, 1982; RICHARD, 1987; PIROLA & CREDARO, 1994; PIROLA et al., 1998; ROSSI et al., 1998; BECKER & DIERSCHKE, 2005), si sono sviluppati metodi di indagine, recentemente anche in ambito GIS, che ricercano le relazioni spaziali di interdipendenza tra le forme del paesaggio e i syn- taxa vegetazionali, con l’intento di individuare corri- spondenze statisticamente ripetibili; le comunità vege- tali diventano così indicatrici di determinate geoforme e/o di processi geomorfologici (DELPECH, 1985; GERDOL et al., 1985; GERDOL & SMIRAGLIA 1990; TOMASELLI & AGO- STINI, 1990; HOERSCH et al., 2002; KOZLOWSKA & RACZKOW- SKA, 2002; BERTIN, 2003; CANNONE & GERDOL, 2003; PARO- LO, 2003; CACCIANIGA & ANDREIS, 2004); la loro aggrega- zione in unità superiori secondo relazioni di tipo dinami- co o catenale, qualora l’unità si presenti fortemente ete- rogenea, rappresenta il primo livello di indagine nella descrizione del paesaggio vegetale (GEHU & RIVAZ MAR- TINEZ, 1981; GEHU, 1988; THEURILLAT, 1992a), definibile soltanto attraverso l’identificazione delle unità elemen- tari che lo costituiscono (ecotopi), confermate dalla ripetitività delle corrispondenze tra ambiente fisico e fitocenosi (PEDROTTI et al., 1997). Il presente lavoro si propone di evidenziare rela- zioni ecologiche ripetibili tra geoforme e comunità vegetali in un sistema di rocce montonate serpentiniti- che in ambiente alpino extrasilvatico, con lo scopo di individuare aree fito-geomorfologiche unitarie del pae- saggio e di sviluppare indicatori vegetazionali di forme del paesaggio e dei processi geomorfologici che le interessano. Le rocce montonate si possono annovera- re tra le principali forme di erosione glaciale. Si tratta di gobbe rocciose spesso associate in gruppi, frequente- mente sagomate secondo la direzione di movimento del ghiacciaio, levigate sopra e sul lato rivolto contro il flusso glaciale, scabre sul lato sotto corrente. Sono ben evidenti nelle attuali aree proglaciali ed osservabili in ambienti oggi prevalentemente sottoposti a processi crionivali o più generalmente ove vi sia stato il passag- gio di un ghiacciaio. L’esarazione forma in genere, tra un dosso roccioso e l’altro, depressioni da sovraesca- vazione disposte sia in senso longitudinale sia in senso trasversale rispetto alla direzione del flusso glaciale. L’entità dell’erosione è in diretta relazione con le carat- teristiche meccaniche della roccia e con la quantità di detrito trasportato dal ghiacciaio lungo l’interfaccia roc- cia/ghiaccio. Le depressioni tra una roccia montonata e l’altra “catturano” spesso detrito fine, generato dai pro- cessi di degradazione, che funge da substrato per la vegetazione. Nel sistema di rocce montonate studiato, situato sulle Alpi Retiche, si osserva che l’alternanza di dossi e di depressioni induce la formazione di un mosaico di condizioni micro-ambientali, variabili in modo repentino anche su spazi ridotti (Fig. 1). Le depressioni, scavate nella roccia, sono di norma carat- terizzate da una saturazione idrica più o meno spinta dovuta alla permanenza prolungata del manto nevoso ed al ristagno di acqua, favorito dalla frazione pelitica presente, convogliata nelle depressioni dal ruscella- mento nivale e dalle piogge. Queste porzioni di terreno, a maggiore umidità, nelle stagioni intermedie gelano fino ad alcuni decimetri di profondità, rendendo superfi- cialmente impermeabile il suolo. Sui dossi, al contrario, i periodi prolungati di siccità e le basse temperature invernali, il cui effetto sulla componente biotica è aggra- vato dalla scarsa copertura nevosa, favoriscono lo svi- luppo di comunità vegetali a struttura generalmente aperta, con adattamenti xeromorfi. 2. AREA DI STUDIO L’area di studio (Fig. 2) è ubicata in Val Malenco nel Piano di Campagneda (provincia di Sondrio) tra i 2200 e i 2310 m e comprende un sistema di rocce montonate modellate dal ghiaccio durante il Tardiglaciale. I dossi montonati e le contigue depressio- ni da sovraescavazione si alternano con passaggi bru- schi e repentini da una forma all’altra oppure possono essere collegati da superfici, più o meno estese, a dolce inclinazione (10°÷20°). Esse sono scolpite nella formazione delle “Serpentine della Val Malenco” Fig. 1 - Le rocce montonate serpentinitiche oggetto della ricerca. The object of this research: the serpentinitic roches mou- tonnées. (AA.VV., 1970), rocce mesozoiche metamorfiche (ser- pentini e serpentinoscisti) con chimismo ultramafico. Altre rocce montonate risultano modellate su ridotti affioramenti di rocce metamorfiche silicee, appartenenti alla formazione dei “Micascisti del M.te Acquanera”; su queste ultime non sono stati effettuati rilevamenti fito- sociologici. Il clima è di tipo temperato continentale; secondo la recente classificazione fitoclimatica di BLASI (1996) può essere ascritto al termotipo Alpino e all’ombrotipo ultraiperumido. Le condizioni climatiche rigide dell’area, caratterizzate da basse temperature medie annuali, da accentuate escursioni termiche stagionali e giornaliere e da abbondanti precipitazioni nevose, sottopongono le rocce emergenti a processi degradativi provocati dal- l’alternarsi di fasi di gelo e di disgelo (gelifrazione), par- ticolarmente efficaci in quanto favoriti dall’elevata sci- stosità, tipica delle rocce serpentinitiche. 2.1 Studi geomorfologici precedenti Non esistono approfonditi studi di geomorfologia che riguardano l’area in esame; la maggior parte dei lavori prende in considerazione gli aspetti geologici, soprattutto a scala regionale (BENNING & SIDLER, 1992). Frammentarie notizie si possono ricavare da studi più generali sul glacialismo quaternario della Val Malenco e delle Alpi Insubriche valtellinesi. Il primo lavoro che si può in un certo qual senso considerare di carattere geomorfologico risale al 1930 (NANGERONI, 1930). Nell’opera l’autore, sulla base delle morene “stadiarie”, ricostruisce i ghiacciai della Val Malenco, ne traccia i limiti e fornisce ai vari depositi una attribuzione cronolo- gica. Successivamente GODENZI (1957) pubblica la sua Tesi di Laurea che riguarda la morfologia glaciale e la geomorfogenesi della Valle di Poschiavo. Nel lavoro vengono fatti alcuni riferimenti alla zona di Campagneda, senza però entrare nel dettaglio della morfologia. Alcune informazioni sui depositi quaternari 71Studio integrato fito-geomorfologico ... si possono ricavare invece dalla Geologiche Karte der Bernina Gruppe alla scala 1:50.000 (STAUB, 1946); in essa vengono cartografati con estremo dettaglio i depositi glaciali e gli argini morenici presenti nell’Alpe di Campagneda e nell’Alpe di Prabello. Lo Staub differen- zia in questa zona tre unità glaciali. In un successivo lavoro Venzo (VENZO, 1971), pur tracciando un quadro completo ed estremamente articolato degli stadi tardo- würmiani e post würmiani delle Alpi Insubriche valtelli- nesi, raramente fa specifico riferimento all’area oggetto del presente studio. 2.2 Inquadramento vegetazionale La vegetazione dell'area di studio è compresa nella regione forestale endalpica (DEL FAVERO, 2002), al di sopra dell’attuale limite superiore del bosco chiuso, collocabile mediamente attorno ai 2200 m. Le fasce vegetazionali riconoscibili nel Piano di Campagneda sono la boreale superiore, caratterizzata da alberi isolati e da arbusteti nani o contorti fino a 2400 m, la fascia alpica in cui dominano le praterie naturali chiuse con presenze discontinue di tundra alpina, e infine la fascia nivale definita in base alla fisionomia discontinua della vegetazione erbacea (zolle aperte) progressivamente sostituita da comunità prevalentemente con strutture proprie degli stadi pionieri, su pietraie e rocce (Tab. 1). In questi ambienti, durante le fasi iniziali, si riscontrano comunità vegetali caratterizzate dalla compresenza di specie acidofile e basifile, tipiche dei litotipi di natura serpentinitica. Al di sotto dei 2000 m si esprime la pec- ceta subalpina (Piceeion abietis), che viene sostituita più in altitudine da boschi aperti e luminosi di larice con sottobosco di ericacee e da arbusteti extrasilvatici (Rhododendretum ferruginei), localmente interrotti da praterie secondarie pascolate (Sieversio-Nardetum strictae). Tutta la fascia boreale superiore può essere considerata un ampio ecotono determinato dalla varia- zione altitudinale delle condizioni ambientali progressi- vamente più rigide che riducono o escludono i fattori favorevoli alle forme arboree e arbustive (“zona di con- tesa”). La vegetazione potenziale è la brughiera extrasil- vatica di arbusti nani a rododendro e mirtillo (Rhododendretum ferruginei), riscontrabile sulle rocce montonate localizzate in posizione marginale all’area di studio. La pastorizia, ancora attiva, ha modificato que- sto paesaggio con il decespugliamento e il pascolo, lasciando però frammenti di vegetazione naturale molto significativi per il riconoscimento dei limiti altitudinali che separano le fasce di vegetazione. Nella fascia boreale superiore si trovano lembi di vegetazione idro- igrofila, ascrivibile alle torbiere basse, situate in depres- sioni alimentate da acque superficiali o da sorgenti. Inoltre in corrispondenza di limitate emergenze di cal- cari metamorfosati, vi sono frammenti di praterie basifi- le. La transizione alla fascia alpica è poco evidente per le modificazioni delle praterie alpine in pascoli dominati da Nardus stricta ma, dove il disturbo è solo saltuario o assente, si trovano le praterie naturali tra cui quella considerata il climax alpino, il Caricetum curvulae. La fascia nivale inizia all’altitudine di circa 2900 m, quota da considerare teorica per il fatto che la discesa a quote inferiori di pietraie a lungo innevamento determi- na frequenti enclavi extrazonali della vegetazione peri- glaciale (Androsacetalia alpinae). Fig. 2 - L’area di studio si trova nel Piano di Campagneda (Val Malenco, Sondrio), tra i 2200 e i 2300 m di altitudine. The study area is located in the Campagneda Plain (Malenco Valley, Sondrio), between 2200 and 2300 metres high. 72 3. METODI La vegetazione è stata studiata secondo l’approc- cio sociologico della scuola di Zürich-Montepellier (BRAUN-BLANQUET, 1964). Diciannove rilievi fitosociologi- ci, eseguiti nel periodo 2002-2003, sono stati sottoposti a cluster analysis utilizzando il programma SYN-TAX 2000 (PODANI, 2001); la classificazione gerarchica è stata ottenuta applicando il criterio agglomerativo lega- me medio (group average) e la similarity ratio come indi- ce di somiglianza. L’ordinamento metrico dei rilievi è stato calcolato attraverso l’analisi delle coordinate prin- cipali (PCoA) e la distanza della corda (chord distance). Le misure di diversità (numero di specie, diversità spe- cifica di SHANNON & WEAVER, 1949: H = -Σi pi ln pi), domi- nanza (SIMPSON, 1949: λ = Σi pi2) e di equitabilità (PIELOU, 1969: J = H / Hmax con Hmax = ln n° individui) sono state calcolate previa conversione degli indici di ricoprimento nei rispettivi valori percentuali centrali (BRAUN-BLANQUET, 1964). I valori ricavati per ognuno dei quattro parametri sono stati sostituiti nell’ordinamento metrico ai numeri dei rilievi e riprodotti graficamente con simboli di gran- dezza proporzionale ai valori numerici ottenuti. Per la nomenclatura floristica e le forme biologi- che si è fatto riferimento ad AESCHIMANN et al. (2004). Per la nomenclatura fitosociologica e l’inquadramento sintassonomico ci si è attenuti a GRABHERR & MUCINA (1993) per la classe Asplenietea trichomanis, a POLDINI & ORIOLO (1997) per la classe Caricetea curvulae, ad EGGENSBERGER (1994) per la classe Vaccinio-Piceetea, a GERDOL & TOMASELLI (1997) per la classe Scheuchzerio- Caricetea nigrae e ad ORIOLO (2001) per l’inquadramen- to dell’alleanza Oxytropido-Elynion nella classe Elyno- Seslerietea. Tuttavia il numero esiguo di rilievi e le con- dizioni spesso estreme cui sono soggetti i popolamenti si traducono talvolta in una loro difficoltosa attribuzione ai syntaxa noti in letteratura, di cui spesso rappresenta- no aspetti frammentati, floristicamente impoveriti o varianti dovute all’apporto di basi da parte delle rocce serpentinitiche. Per datare i depositi glaciali che marginano le rocce montonate e per inquadrare cronologicamente il substrato su cui sono impostate, è stata ricostruita, sulla base delle geometrie assunte dagli argini morenici, la quota del limite delle nevi. Tale parametro è stato calcolato con il sistema proposto da MARINELLI (1928) e non con il metodo AAR (GROSS et al., 1977) per man- canza di significativi punti quotati di riferimento all’e- sterno delle aree glacializzate. Per l’Unità del Cornetto è stato calcolato il limite delle nevi utilizzando anche la quota delle terminazioni, verso monte, degli argini late- rali. Il valore individuato è di 2680 m; ciò indica che in questa zona il metodo “Marinelli”(cfr. Tab. 2) sovrastima di 25 metri il reale limite delle nevi. Come valore di riferi- mento per il calcolo della variazione dei limiti delle nevi si è tenuto conto del livello BZN (Bezugsniveau) (KER- SCHNER, 1976). I valori ottenuti sono stati confrontati con quelli ricavati per le Alpi Svizzere (MAISCH, 1982). Tab. 1 - Distribuzione altitudinale della vegetazione. Altitudinal distribution of the plant communities. Fasce tipi di vegetazione popolamenti discontinui di licheni e briofite nivale comunità discontinue delle rupi e delle pietraie (Androsacion vandellii; Androsacion alpinae) comunità delle vallette nivali (Salicetea herbaceae) frammenti di praterie alpine (Caricion curvulae) limite climatico delle nevi (2900 m) praterie alpine microterme ed eliofile (Caricion curvulae; Agrostion schraderanae; Festucion variae) comunità discontinue delle rupi e delle pietraie (Androsacion vandellii; Androsacion alpinae) comunità delle vallette nivali (Salicetea herbaceae) alpica praterie microterme pascolate (Poion alpinae) cespuglietti nani a Loiseleuria procumbens (Loiseleurio-Vaccinion) frammenti di torbiere acidofile (Caricion nigrae) vegetazione fontinale (Cardamino-Montion) limite degli arbusti nani (2400 m) pascoli a nardo e a Carex sempervirens (Nardion strictae); brughiere extrasilvatiche (Loiseleurio-Vaccinion; Rododendro-Vaccinion; Juniperion nanae) comunità discontinue delle rupi (Androsacion vandellii) boreale superiore comunità discontinue delle pietraie e dei greti (Androsacetalia alpinae; Salicion incanae) (extrasilvatica) torbiere (Scheuchzerio-Caricetea nigrae) comunità nitrofile dei riposi (Rumicion alpini) frammenti di megaforbieti (Adenostylion) vegetazione fontinale (Cardamino-Montion) limite del bosco chiuso (2200 m) G. Parolo, A. Carton & A. Pirola 73 4. RISULTATI E DISCUSSIONE 4.1 Le rocce montonate: età e contesto geomorfologico La carta geomorfologica di Fig. 3 rappresenta il contesto geomorfologico in cui è inserito il gruppo di rocce montonate studiate; queste appartengono ad un ampio complesso di analoghe forme, ubicate sul ver- sante ad occidente della linea di cresta che si sviluppa tra il Passo degli Ometti (2758 m) e il Passo di Campagneda (2601 m), passando per il Pizzo Scalino (3323 m) e per l’attuale esiguo ice divide che separa la Vedretta di Pizzo Scalino dalla sua transfluenza verso nord-ovest, in direzione del Piano di Campagneda. Il “campo” di rocce montonate (che nella sua totalità rag- giunge più o meno la superficie di circa 2 km2) si svilup- pa tra i 2000 ed i 2360 m di quota ed è marginato su tre lati da depositi glaciali, alcuni dei quali modellati in evi- denti, ben conservati ed articolati argini morenici. Al di sopra dei 2200-2250 m, le superfici rocciose montona- te, affiorano per la quasi totalità. Al di sotto di tale quota, pur essendo ancora evidenti i lineamenti delle rocce esarate dal ghiaccio, prendono il sopravvento morfologie di tipo più decisamente gravitativo, diffusa- mente ricoperte da vegetazione quasi continua. I con- torni ed i profili delle rocce montonate si presentano assai spesso scabri e scheletrici, per la lunga esposi- zione agli agenti del modellamento che hanno agito su un substrato fissile, e sono ulteriormente marcati dal- l’approfondimento delle numerose fratture che le sepa- rano. L’erosione glaciale ha esaltato discontinuità del substrato diversamente orientate, scolpendo campi di rocce montonate con asse maggiore disposto lungo differenti direttrici. La frequente non coincidenza degli orientamenti della fratturazione con le probabili linee di flusso del ghiaccio (così come possono essere desunte dalla topografia e dalle rarissime tracce di esarazione lasciate sulle rocce) fanno si che spesso i dossi siano asimmetrici rispetto al loro asse maggiore, soprattutto nella parte scabra sotto corrente. I depositi glaciali posti a ridosso del campo di rocce montonate sono l’espressione di tre piccoli appa- rati morenici frontali di altrettanti ghiacciai di pendio, in origine saldati tra loro, che nelle ultime fasi stadiali tar- diglaciali, si sono evoluti indipendentemente, in funzio- ne delle diverse caratteristiche delle rispettive aree di alimentazione. La documentazione cartografica storica indica la presenza di ghiacciai sul versante Est del Piano di Campagneda ancora nel 1833 (ISTITUTO GEO- GRAFICO MILITARE AUSTRIACO, 1833) e, con minor esten- sione, anche nel 1910 (CARTE TOPOGRAPHIQUE DE LA SUIS- SE, 1910). A fronte delle caratteristiche morfologiche, tessiturali, delle geometrie che gli argini morenici assu- mono e del grado di colonizzazione della vegetazione, sembra possibile effettuare una distinzione in cinque unità, strettamente locali, riferibili a diverse fasi e/o apparati glaciali. Unità del Cornetto (Uco ). Si tratta di depositi glaciali, appartenenti ad una lingua transfluente dalla vicina Vedretta di Pizzo Scalino, modellati in un potente arco morenico, che tratteggia i limiti di una diverticolazione glaciale prove- niente da una delle due insellature tra l’antecima di Pizzo Scalino (3107 m) ed il Cornetto (2848 m). Le geo- metrie dell’accumulo indicano che la lingua glaciale sta- zionava intono ai 2540 m. L’argine, nel suo lato esterno è rivestito da una prateria pingue microterma (Poion alpinae) uniformemente distribuita, mentre al suo inter- Tab. 2 - Tabella riassuntiva dei parametri fisici, geometrici e cronologici riferiti ai depositi glaciali, suddivisi in cinque unità. Il parametro “quota limite delle nevi corretto” tiene in considerazione la differenza di quota che c’è tra il limite delle nevi calcolato con il metodo Marinelli e quello più attendibile fornito, per l’unità del Cornetto, dalla terminazione della morena laterale sinistra. Vengono inoltre indi- cate le comunità vegetali presenti sulle cinque differenti unità di deposito glaciale. Synoptic table showing the physical, geometrical and chronological parameters of the glacial deposits, subdivided into five units. The term “correct snow-line altitude” considers the difference of altitude between the snow-line, evaluated with Marinelli’s method, and the limit obtained by measuring the upper altitude of the left lateral moraine, that is more reliable. The plant communities, that cover the five glacial units, are also indicated. UNITÀ 154 DEL CORNETTO X X 2540 2871 2705 2680 0 L.I.A. (1850 a.D.) 0,60 UNITÀ EGESEN DI ALPE PRABELLO X X 2245 2938 2591 2566 114 Bockten 10.000 ++ 1,3 UNITÀ DEL EGESEN PIANO DI CAMPAGNEDA X X X 2200 2797 2499 2474 206 Maximum 11.000 - 1,8 UNITÀ DI CAMPASCIO DI CASPOGGIO X X X 2060 2797 2428 2403 277 Daun II ? 13.000 + 2,3 UNITÀ DI MONTE ACQUANERA X 2040 2636 2338 2313 367 Daun I ? 13.000 ++ 2,8 V E G E T A Z IO N E A n d ro sa c io n a lp in ae F e st u c e tu m s c ab ri c u lm is C ar ic e tu m c u rv u la e P o io n a lp in ae R u m ic e tu m a lp in i S ie ve rs io -N ar d e tu m s tr ic ta e R h o d o d e n d re tu m f e rr u g in e i Q u o ta f ro n te ( m ) Q u o ta m e d ia r e c in to ( m ) Q u o ta li m it e n e vi (m ) M a ri n e lli ( 1 9 2 8 ) Q u o ta li m it e n e vi c o rr e tt o ∆ h li m it e n e vi r is p e tt o a B Z N 1 8 5 0 E tà M A IS C H , (1 9 8 2 ) E tà B .P . M A IS C H , (1 9 8 2 ) ∆ t C ° a d o g g i (g ra d ie n te 0 ,6 °C /1 0 0 m ) Studio integrato fito-geomorfologico ... 74 Fig. 3a) G. Parolo, A. Carton & A. Pirola 75 Fig. 3 - Carta geomorfologica del versante nord-occidentale tra Pizzo Scalino e Monte Acquanera. Geomorphological map of the north-western slope between the Scalino Peak and the Mount Acquanera. Fig. 3b) no la vegetazione, molto discontinua, è caratterizzata da consorzi discontinui microtermi tipici delle pietraie non stabilizzate (Androsacion alpinae). La cartografia storica (ISTITUTO GEOGRAFICO MILITARE AUSTRIACO, 1833) indica in questa posizione la presenza di una placca di ghiaccio ancora nel 1833. Per questo motivo, per la fre- schezza delle forme, per la tipica morfologia a lama di coltello che assume la cresta dell’argine e per le caratteristiche tessiturali simili ad analoghi depositi di età nota situati nelle vicinanze, si ritiene che il deposi- to in oggetto possa esser riferito alla Piccola Età Glaciale. Studio integrato fito-geomorfologico ... ciali modellati in numerosi argini morenici. Il deposito è coperto dal rododendreto (Rhododendretum ferruginei) in modo pressoché continuo. Parte del deposito si inserisce all’interno del limite superiore della vegetazio- ne arborea; alcuni esemplari di larice si sono insediati sulla lunga morena laterale sinistra raggiungendo la quota di 2200 m. Le geometrie degli argini morenici appartenenti alle unità sopra descritte suggeriscono alcune conside- razioni sui limiti delle nevi, utili per datare i depositi gla- ciali e conseguentemente per inquadrare cronologica- mente il substrato su cui si sono impostate le rocce montonate. I presunti valori della quota del limite delle nevi, assunti dai ghiacciai corrispondenti alle cinque unità individuate, sono indicati in tab 2. Il valore del BZN locale è fornito dall’unità del Cornetto ed è pari a 2680 m. L’Unità di Prabello e di Campagneda si collo- cano nelle fasi iniziali ed intermedie dell’Egesen, quelle di Campascio di Caspoggio e del Passo degli Ometti, nelle fasi tardive del Daun. La differenza dell’abbassa- mento del limite delle nevi, tra le varie unità, in alcuni casi anche sensibile, indica che l’originale unica placca di ghiaccio si è disattivata per fasi successive da sud verso nord, abbandonando per ultimo il settore centrale in corrispondenza dell’Alpe Prabello. La disattivazione delle varie unità che vede nell’ordine l’unità del Monte Acquanera, l’unità del Campascio di Caspoggio, l’unità di Campagneda, l’unità di Alpe Prabello e l’unità del Cornetto, è avvalorata anche dal rispettivo grado di colonizzazione della vegetazione e dai rapporti geome- trici di sovrapposizione dei relativi depositi. La superficie rocciosa che ospita le rocce monto- nate risulta quindi essere esposta da un’età superiore ai 13.000 anni BP; inoltre, nell’ipotesi di considerare i cambiamenti ambientali connessi solo a variazioni ter- miche, sulla base delle variazioni di quota del limite delle nevi, si può ritenere che nel momento in cui le rocce montonate erano attorniate dalle due lingue gla- ciali, le temperature medie annue si aggirassero su valori inferiori di circa 2,5 °C rispetto all’attuale, mentre quando il ghiacciaio stazionava nei pressi dell’Alpe Prabello potevano essere inferiori a poco più di 1 °C. 4.2 Le comunità vegetali: ecologia e distribuzione in relazione alle geoforme Nel campo di rocce montonate, la vegetazione si insedia preferenzialmente in corrispondenza di placche detritiche più o meno potenti, ubicate in diverse situa- zioni morfologiche. In particolare, le numerose fratture, orientate prevalentemente lungo due direttrici (NW÷SE e WSW÷ENE), individuano tra i dossi delle rocce mon- tonate una serie di conche, di vallecole e di solchi, all’interno dei quali si raccoglie il detrito proveniente dalla degradazione delle rocce, in alcuni casi con spes- sori di qualche metro (fig. 4). La classificazione gerarchica dei rilievi fitosociolo- gici (Fig. 5) mostra la ripartizione dei rilievi in cinque gruppi principali, ecologicamente ben differenziati, distinti ad un valore di dissimilarità pari a 0,85: i primi tre cluster riuniscono le praterie igrofile e idro-igrofile ascrivibili alla classe Scheuchzerio-Caricetea nigrae, rilevate nelle depressioni, il quarto raggruppa le comu- nità distribuite sulle pareti rocciose (Cystopteridion) e sulle coltri di alterazione (Oxytropido-Elynion), mentre il 76 Unità del Piano di Campagneda (Upc ). Al Piano di Campagneda la vasta zona paludosa è sorretta da una spessa coltre di depositi glaciali, artico- lati in una successione di morene di accrezione e di sovrapposizione riferibili ad una lingua glaciale di rag- guardevoli dimensioni (anche più di 500 m di larghezza) anch’essa diffluente dalla Vedretta di Pizzo Scalino attraverso l’insellatura tra le quote 2911 e 2848. La maggior parte degli argini morenici mostrano profilo assai smussato ed alcuni di essi si identificano solo per una fitta serie di ondulazioni della superficie topografi- ca, tra loro sub parallele. Alcuni valli sono sostituiti da stone line. Il deposito è ricoperto in modo continuo da curvuleti (Caricetum curvulae), nardeti (Sieversio - Nardetum strictae) e da localizzate praterie eliofile a festuca (Festucetum scabriculmis); elevata è la pietro- sità superficiale. L’unità ricopre le rocce del substrato con limiti netti e si sovrappone anche a depositi glaciali di ugual provenienza ma più antichi (Unità di Campascio di Caspoggio). Unità di Campascio di Caspoggio (Uca ) Costituisce una placca di depositi glaciali privi di espressione morfologica, che margina a Nord il campo di rocce montonate. Affiora nel settore settentrionale della zona e traccia i limiti della fronte di una lingua glaciale simile alla precedente ma che si spingeva più in basso nella valle. Ricopre direttamente il substrato rocciose ed è a sua volta ricoperta dall’unità del Piano di Campagneda. Il limite tra le due, di scarsa evidenza morfologica è tratteggiato da un allineamento di piccole risorgive, ristagni d’acqua, zone umide. Sull’unità è pre- sente un suolo sviluppato ed una stabilizzata copertura vegetale continua a nardo (Sieversio - Nardetum strictae), a prateria pingue microterma (Poion alpinae) e, intorno alle baite, a vegetazione dei riposi (Rumicetum alpini). Unità di Alpe Prabello (Uap ) È il deposito che interferisce maggiormente con le rocce montonate, marginandole ad Est, con un anda- mento spiccatamente sinusoidale, per una lunghezza di quasi tre chilometri. Il lungo argine morenico, ben con- servato, appoggia direttamente sulle nude rocce mon- tonate. In alcuni tratti, sul lato orientale del deposito, sono presenti segmenti di morena che descrivono le fasi di ritiro di un ghiacciaio che veniva alimentato in parte dal versante tra il Passo degli Ometti ed il Pizzo Scalino ed in parte dalla Vedretta di Pizzo Scalino, per transfluenza, lungo la già citata insellatura tra l’anteci- ma di Pizzo Scalino ed il Cornetto. E’ proprio in corri- spondenza di questa maggior alimentazione che il deposito disegna la fronte principale più avanzata (quota di 2235 m), a ridosso dell’Alpeggio di Prabello e che ricopre maggiormente le rocce montonate. La vegetazione, costituita dal rododendreto (Rhododendretum ferruginei) e dal nardeto (Sieversio- Nardetum strictae) ricopre questa unità in modo discontinuo a causa di una eccessiva pietrosità. Il deposito glaciale in oggetto si sovrappone all’unità del Piano di Campagneda e del Monte Acquanera. Unità del Monte Acquanera (Uma ) È presente ai piedi del tratto di crinale che si svi- luppa ad occidente del Passo degli Ometti e che culmi- na nel M. Acquanera (2806 m). Si tratta di depositi gla- G. Parolo, A. Carton & A. Pirola quinto riunisce le comunità floristicamente e struttural- mente più complesse ascrivibili alle alleanze Juniperion nanae, Loiseleurio-Vaccinion e Nardion strictae, situate sui fianchi di collegamento tra i dossi e le depressioni (Tab. 3). La ripartizione ecologica dei rilievi è comprova- ta anche dal diagramma di dispersione bidimensionale 77 Fig. 4 - Carta geomorfologica del sistema di rocce montonate, che rappresenta con maggior dettaglio l’area di studio indicata in fig. 3. Geomorphological map of the roches moutonnées system, showing in details the study area of the fig. 3. Fig. 5 - Classificazione gerarchica dei rilievi fitosociologici. Dendrogram of the phytosociological relevés. Fig. 6 - Ordinamento metrico dei rilievi fitosociologici; gli assi I e II esprimono rispettivamente il 22,28 % e il 15,33 % della varianza totale. Metrical ordination of the phytosociological relevés; the 1st and the 2nd axes describe respectively the 22,28 % and the 15,33 % of the total variance. depressioni fianchi dossi pareti rocciose aggr ad Erioph. angustifolium 2 - - - Caricetum limosae 1 - - - Caricetum pauperculae 1 - - - Drepanocl. revolv.-Trichoph. cespitosi 2 1 - - Sieversio-Nardetum strictae 1 1 - - Loiseleurio-Cetrarietum - 2 - - Junipero-Arctostaphyletum - - 2 - aggr. a Minuartia verna ed Antenn. carpatica - - 3 - aggr. a Primula hirsuta - - - 2 Tab. 3 - Numero di rilievi per comunità vegetale e loro corri- spondenza con le forme del rilievo. Number of relevés per plant communi- ties and their corre- spondence with the forms of relief. Studio integrato fito-geomorfologico ... dei rilievi fitosociologici (Fig. 6), che mostra cinque principali centri di raggruppamento, che nel complesso segregano bene i cinque gruppi ottenuti dalla classificazione gerarchica. Le comunità individuate hanno raramente carattere tran- sitorio, ma per lo più rappresen- tano aggruppamenti specializ- zati la cui dinamica è bloccata dalle condizioni ambientali estreme cui sono sottoposte. In Fig. 7, un profilo longitudinale del sistema di rocce montonate offre la possibilità di osservare la disposizione preferenziale delle comunità vegetali rilevate, la cui distribuzione è prevalente- mente correlata alla presenza di numerosi microhabitat differen- ziati, generati dall’eterogeneità morfologica del substrato. Le conche di più grandi dimensioni (per lo più orientate NW÷SE) presentano un fondo perfettamente pianeggiante con substrati saturi d’acqua. I loro fianchi assumono forme para- boloidi (I di Fig. 8) se la frattura lungo la quale si sviluppa la conca è in posizione centrale rispetto alla depressione; pren- dono invece profili asimmetrici se la frattura è ubicata a margi- ne della conca (II di Fig. 8). In questo secondo caso, ai piedi del fianco subverticale, si gene- ra una falda detritica, a clasti più grossolani, decisamente più drenata rispetto alla conca. La stessa falda detritica si sviluppa anche qualora il lato a monte della conca sia limitato da una frattura ad andamento WSW÷ENE, che genera una scarpata di alcuni metri di altezza. In quest’ultima situazione la conca presenta anche un maggior sviluppo equatoriale. La quasi perfetta orizzontalità del fondo è dovuta al fatto che le depressioni risultano occluse verso valle da una strozzatura prodotta da rocce montonate adiacenti o dalla presenza di un dorso roccioso in posizione cen- trale rispetto alla conca. La frazione fine, contenuta nei detriti presenti sul fondo, è percentualmente elevata e viene convogliata dal ruscellamento nivale e dalle piog- ge attive dalla primavera fino alle prime precipitazioni nevose autunnali. La frazione pelitica, inoltre, trattenen- do maggiormente l’acqua, genera nelle conche porzioni di terreno a maggiore umidità che, nelle stagioni inter- medie, gela fino al alcuni decimetri di profondità, ren- dendo superficialmente impermeabile il terreno. Si genera così tra i dossi montonati un mosaico disconti- nuo di placche di terreno gelato, sul quale si rinvengo- no qua e là figure legate al gelo discontinuo. Nelle depressioni si riscontrano popolamenti semisommersi paucispecifici ad Eriophorum angustifolium (Tab. 4) o ad Eriophorum scheuchzeri in caso di ruscellamento superficiale; laddove il suolo subisce invece una legge- 78 Fig. 7 - Transetto idealizzato lungo due rocce montonate in sequenza; la distribuzione dei tipi di vegetazione è correlata all’andamento del substrato, che influenza la disponibilità idrica, la durata della copertura nevosa e l’effetto del vento. 1- aggruppamento rupicolo a Primula hirsuta (tab. 8); 2- comunità delle coltri detritiche di alterazione a Minuartia verna ed Antennaria carpatica (tab. 9); 3, 4, 8- comunità igrofile delle depressioni: aggruppamento semi-sommerso paucispecifico ad Eriophorum angustifolium (tab. 4); tricoforeto (Drepanoclado revolventis-Trichophoretum cespitosi, tab. 7), in condizioni edafiche più interrate con Nardus stricta; Caricetum paupercu- lae dei substrati acidi (tab. 5) e Caricetum limosae (tab. 6) dei suoli poveri di nutrienti, che in estate sono soggetti a parziale emersione dalla falda acquifera; 5, 7- pascoli a Nardus stricta e Carex sempervirens (Sieversio-Nardetum strictae; tab. 11); 6- Loiseleurio-Cetrarietum (Loiseleurio-Vaccinion), variante pascolata a Carex sempervirentis (tab. 12); 9- comunità termofila a Juniperus communis subsp. alpina, Vaccinium gaultherioides e V. myr- tillus (Juniperion nanae, tab. 10); 10- cenge con frammenti di brughiera extrasilvatica a rododendro (Rhododendretum ferrugi- nei), che costituisce la comunità strutturalmente più complessa del sistema di rocce montona- te. Idealised transect across two roches moutonnées in sequence; the distribution of the plant communities is linked to the forms of relief, that influence the water availability in the substra- tum, the snow cover and the wind effects. 1- rupicolous community of Primula hirsuta (tab. 8); 2- community of Minuartia verna and Antennaria carpatica, typical of the alteration drift (tab. 9); 3, 4, 8- wet communities of the depressions: half-submerged species-poor community of Eriophorum angustifolium (tab. 4); community of Trichophorum cespitosum (Drepanoclado revolventis-Trichophoretum cespitosi, tab. 7), with Nardus stricta in dryness soils; Caricetum pauperculae of the acid soils (tab. 5) and Caricetum limosae (tab. 6), typical of nutrient-poor hollows, which are subject to dryness period during summer; 5, 7- Nardus stricta and Carex sempervirens pastures (Sieversio-Nardetum strictae; tab. 11); 6- Loiseleurio-Cetrarietum (Loiseleurio-Vaccinion), Carex sempervirens grazed variant (tab. 12). 9- termophilous community of Juniperus communis subsp. alpina, Vaccinium gaultherioides and V. myrtillus (Juniperion nanae, tab. 10); 10- ledges with fragment of acidocline alpenrose heaths (Rhododendretum ferruginei), that is the more structured community of the roches moutonnées system. Fig. 8 - Schema delle “trappole” di detrito ubicate tra le rocce e sulle rocce montonate. Scheme showing the debris accumulation among and over the roches moutonnées. G. Parolo, A. Carton & A. Pirola ra acidificazione si sviluppa il Caricetum pauperculae (Tab. 5), mentre il Caricetum limosae (Tab. 6) si insedia qualora i suoli siano soggetti ad un periodo estivo di abbassamento della falda acquifera. La presenza in queste comunità del nardo e delle specie ecologica- mente connesse individua i settori maggiormente inter- rati e che subiscono un più intenso disturbo da parte del bestiame. Nei casi in cui la conca non risulta occlusa verso valle o in corrispondenza di substrati più acclivi rispetto alle situazioni precedenti, si individuano vallecole svi- luppate, tra le rocce montonate, per qualche centinaio di metri. I detriti che occupano queste depressioni, sempre impostate lungo fratture, sono decisamente più grossolani di quelli presenti nelle conche e di conse- guenza il substrato risulta maggiormente drenato; in queste condizioni si assiste allo sviluppo di consorzi neutrofili o leggermente basifili a Trichophorum cespito- sum, Carex lepidocarpa e Carex nigra ascrivibili al Drepanoclado revolventis-Trichophoretum cespitosi (Tab. 7). Lungo le pareti subverticali delle rocce montona- te, in genere orientate verso valle, si insediano comu- nità rupicole stabilizzate a Primula hirsuta (Tab. 8), ascrivibili all’alleanza Cystopteridion, per la presenza di specie basifile o neutrofile dovuta all’apporto di basi da parte delle rocce serpentinitiche. Lembi di detrito, atti ad ospitare placche disconti- nue di vegetazione, si individuano inoltre sulle superfici delle rocce montonate in corrispondenza di fratture (b di Fig. 8). I detriti prevalentemente autoctoni, prodotti dalla degradazione, si assestano all’interno delle frattu- re e costituiscono lunghe bande che sottolineano la geometria delle discontinuità. Si possono osservare 79 Tab. 4 - Aggruppamento ad Eriophorum angustifolium. Community of Eriophorum angustifolium. n° rilievo 12 13 specie dominante Eriophorum angustifolium 3.3 3.3 classe Carex echinata . + compagne Callitriche palustris + . Tab. 5 - Caricetum pauperculae (Caricion nigrae). Caricetum pauperculae (Caricion nigrae). n° rilievo 10 diff. associazione Carex paupercula 3.3 alleanza, ordine e classe Carex nigra 2.2 Juncus filiformis 1.2 Eriophorum angustifolium 1.1 Carex echinata + compagne Nardus stricta 1.1 Trichophorum cespitosum +.2 Primula integrifolia + Leontodon helveticus + Potentilla erecta + Agrostis rupestris + Homogyne alpina + Hieracium alpinum r Phyteuma hemisphaericum r Briofite 4.4 n° rilievo 1 2 11 diff. associazione Bartsia alpina + 1.2 +.2 alleanza e ordine Carex lepidocarpa 2.2 1.2 . Parnassia palustris + + . Selaginella selaginoides . + + Carex davalliana 1.1 . . Juncus alpinoarticulatus + . . classe Carex nigra 4.4 1.1 2.2 Eriophorum angustifolium 1.1 +.2 1.1 Carex echinata + 1.2 1.1 Carex paupercula . +.2 + Juncus filiformis . 1.1 . compagne Trichophorum cespitosum + 4.4 3.4 Primula integrifolia + 3.3 2.2 Leontodon helveticus + 1.1 + Crepis aurea 1.1 + + Potentilla erecta + 1.2 . Soldanella alpina + + . Nardus stricta . + +.2 Salix breviserrata 1.2 . . Taraxacum alpinum 1.1 . . Polygonum viviparum 1.1 . . Poa alpina + . . Agrostis stolonifera + . . Gentiana bavarica + . . Deschampsia cespitosa + . . Ligusticum mutellina . +.2 . Agrostis rupestris . + . Carex sempervirens . + . Carex frigida . + . Salix herbacea . + . Sibbaldia procumbens . r . Gentiana ramosa . r . Homogyne alpina . . r Briofite 1.2 1.2 3.3 Tab. 6 - Caricetum limosae (Rynchosporion albae). Caricetum limosae (Rynchosporion albae). n° rilievo 14 car. associazione Carex limosa 5.5 alleanza, ordine e classe Menyanthes trifoliata + Carex nigra + Eriophorum angustifolium + compagne Trichophorum cespitosum + Briofite + Tab. 7 - Drepanoclado revolventis – Trichophoretum cespitosi (Caricion davallianae). Drepanoclado revolventis – Trichophoretum cespitosi (Caricion davallianae). Studio integrato fito-geomorfologico ... (Fig. 9) mostra che la distribuzione dei rilievi risulta cor- relata preferenzialmente al grado di umidità del suolo (primo asse) ed alla rigidità delle condizioni ambientali (secondo asse), che è alta negli aggruppamenti rupicoli, detriticoli e acquatici, per diminuire nelle praterie pascolate, negli arbusteti nani e nelle fitocenosi igrofile più strutturate. Grime (2001) sottolinea che le comunità 80 Tab. 8 - Aggruppamento a Primula hirsuta (Cystopteridion). Community of Primula hirsuta (Cystopteridion). Tab. 9 - Ril. 15, 16, 17: aggruppamento a Minuartia verna ed Antennaria carpatica (Oxytopydo-Elynion); ril. 3: comunità di transizione verso lo Junipero-Arctostaphyletum, variante a F. scabriculmis (ril. 4). Ril. 15, 16, 17: community of Minuartia verna and Antennaria carpatica (Oxytopydo-Elynion); ril. 3: transition community toward the Junipero-Arctostaphyletum, F. scabriculmis variant (ril. 4). n° rilievo 18 19 specie dominante Primula hirsuta 2.2 2.2 alleanza Asplenium viride 1.2 + Cystopteris fragilis + + Viola biflora (D) + 1.2 ordine e classe Saxifraga paniculata . + compagne Silene acaulis subsp. longiscapa + + Minuartia verna subsp. verna + . Draba aizoides subsp. aizoides + . Campanula cochleariifolia + . Aster alpinus + . Senecio incanus subsp. carniolicus + . Cardamine resedifolia + . Juncus trifidus + . Poa laxa . 1.1 Phyteuma hemisphaericum . +.2 Campanula scheuchzeri . + Carex fimbriata . + Astrantia minor . + Huperzia selago . + Briofite 1.1 2.2 n° rilievo 3 17 15 16 specie guida Minuartia verna . + 1.1 1.2 Antennaria carpatica (All.) . + +.2 + Silene rupestris + + . + Saxifraga paniculata + + + . alleanza, ordine e classe Aster alpinus + 1.1 1.1 + Silene acaulis subsp. longiscapa . + +.2 + Agrostis alpina + . 1.1 1.2 Thymus praecox subsp. polytrichus + . + . Daphne striata . + . . Erigeron uniflorus . . +.2 . Draba aizoides . . +.2 . Sedum atratum . . . + trasgr. Caricetea curvulae Phyteuma hemisphaericum + + . + Senecio incanus subsp. carniolicus . r + + Agrostis rupestris 1.1 2.2 . . Pulsatilla vernalis . 1.1 + . Hieracium alpinum . 1.1 + . Euphrasia minima . + + . Festuca scabriculmis subsp. luedii 1.1 . . . Pulsatilla vernalis + . . . Leontodon helveticus . + . . Trifolium alpinum . r . . Minuartia sedoides . . 1.1 . Gentiana ramosa . . . + compagne Primula hirsuta + 1.1 + + Cardamine resedifolia . r r + Poa alpina . . 1.1 + Plantago serpentina 1.2 . . . Astrantia minor + . . . Juniperus communis subsp. alpina + . . . Dianthus sylvestris + . . . Phyteuma scheuchzeri + . . . Ligusticum mutellina + . . . Vaccinium gaultherioides . 2.2 . . Carex sempervirens . + . . Sempervivum montanum . + . . Carex fimbriata . . 1.1 . Campanula scheuchzeri . . +.2 . Sedum alpestre . . . + Briofite . 1.1 + . Licheni . + . . Cladonia pyxidata (L.) Hoffm. . . . + Cladonia merochlorophaea . Asahina . . + anche placche di detrito di degradazione rimaste in loco sui dorsi delle rocce montonate nei tratti a bassa acclività (a di Fig. 8). In entrambe queste situazioni si insedia una comunità a Minuartia verna ed Antennaria carpatica (ril. 15, 16, 17 di Tab. 9); si tratta di una comu- nità fortemente stabilizzata dalle condizioni microclima- tiche severe e dalla bassa disponibilità di elementi nutritivi. Questa comunità, qualora insediata in situazioni edafiche migliori, è potenzialmente diretta verso lo Junipero-Arctostaphyletum (ril. 5), passando attraverso uno stadio a Festuca scabriculmis (ril. 4), come testimo- niato anche dal ril. 3, che rappresenta uno stadio inter- medio tra le due comunità (Tab. 10). Lungo i fianchi ad inclinazione modesta (inferiore a 15 °C) si estendono i pascoli a nardo (Sieversio- Nardetum strictae, Tab. 11), in cui è possibile individua- re, in condizioni edafiche fresche, aspetti di contatto con la vegetazione delle torbiere; sulle superfici più aride e soggette ai venti, che ne asportano precoce- mente la copertura nevosa, si insedia una comunità microterma dominata da Loiseleuria procumbens (Tab. 12), sulla quale l’effetto del pascolamento favorisce la espansione di specie erbacee gravitanti nell’ambito dei Caricetea curvulae e dell’alleanza Nardion strictae, quali Carex sempervirens, Helictotrichon versicolor, Leontodon helveticus e Trifolium alpinum. 4.3 Dinamica della vegetazione, strategie ecologi- che ed organizzazione strutturale delle comunità Le comunità vegetali che caratterizzano il sistema di rocce montonate rappresentano stadi dinamici la cui evoluzione e grado di complessità sono bloccati o for- temente rallentati dalla severità dei fattori ambientali. L’interpretazione ecologica del piano bidimensionale G. Parolo, A. Carton & A. Pirola artico-alpine sono generalmente dominate da specie stress-tolleranti, nelle quali le basse temperature rap- presentano la principale fonte di stress. I gruppi 2, 3 e 4 annoverano comunità adattate a vivere in condizioni ambientali molto severe ed improduttive, mentre nei gruppi 1 e 5 prevalgono fitocenosi tipiche di situazioni ambientali più permissive, dotate di una maggior dispo- nibilità di nutrienti. La vegetazione dei dossi, qualora questi abbiano una curvatura molto accentuata, si pre- senta con popolamenti discontinui, dinamicamente sta- bili, in grado di resistere a condizioni ambientali estre- me. Laddove le rocce, a curvatura modesta, siano 81 n° rilievo 4 5 diff. associazione e alleanza Juniperus communis subsp. alpina 2.2 4.4 Sempervivum montanum (D) . +.2 ordine e classe Vaccinium gaultherioides 1.2 1.1 Rhododendron ferrugineum + 1.1 Loiseleuria procumbens +.2 + Vaccinium vitis-idaea + . variante a Festuca scabriculmis Festuca scabriculmis subsp. luedii 3.3 + Potentilla grandiflora +.2 . Bupleurum stellatum + . Pedicularis tuberosa + . Compagne Carex sempervirens 2.2 1.1 Daphne striata 1.1 + Astrantia minor + + Agrostis rupestris +.2 + Pulsatilla vernalis r + Carex fimbriata 1.2 . Nardus stricta 1.1 . Aster alpinus +.2 . Agrostis alpina +.2 . Bartsia alpina +.2 . Anthoxantum alpinum +.2 . Helictotrichon versicolor + . Gentiana acaulis + . Soldanella alpina + . Primula hirsuta + . Pinguicula vulgaris + . Potentilla erecta + . Pinus mugo subsp. mugo + . Carduus defloratus + . Leontodon hispidus + . Parnassia palustris + . Plantago serpentina + . Poa alpina . 1.1 Trifolium alpinum . 1.1 Hieracium alpinum . + Carex curvula . + Veronica bellidioides . + Gentiana ramosa . r Solidago virgaurea subsp. minuta . + Galium pumilum . + Silene acaulis subsp. longiscapa . + Antennaria carpatica . + Silene rupestris . r Carex capillaris . r Campanula scheuchzeri . r n° rilievo 8 9 diff. associazione e alleanza Nardus stricta 2.2 4.4 Leontodon helveticus + 1.1 Arnica montana + + Geum montanum . + ordine e classe Gentiana acaulis + + Trifolium alpinum + + Phyteuma hemisphaericum + + Agrostis rupestris + + Hieracium alpinum 1.2 . Coeloglossum viride + . Potentilla aurea . 2.2 Helictotrichon versicolor . + Compagne Carex sempervirens 3.3 1.1 Primula integrifolia 1.2 1.1 Poa alpina + 1.2 Soldanella alpina + 1.1 Pulsatilla vernalis + +.2 Astrantia minor + + Galium pumilum + + Campanula scheuchzeri r + Carex fimbriata r + Selaginella selaginoides r + Daphne striata 2.2 . Potentilla erecta 1.2 . Loiseleuria procumbens + . Rhododendron ferrugineum + . Bartsia alpina + . Rhinantus sp. + . Pinguicula vulgaris + . Primula hirsuta r . Thesium alpinum r . Crepis aurea . 3.3 Festuca nigrescens . 1.1 Carex lepidocarpa . 1.2 Leontodon autumnalis subsp. palustris . +.2 Deschampsia cespitosa . + Ligusticum mutellina . + Polygonum viviparum . + Ranunculus montanus . + Salix breviserrata . + Homogyne alpina . + Carex capillaris . + Antennaria carpatica . + Agrostis alpina . + Silene acaulis subsp. longiscapa . + Carex atrata subsp. atrata . + Aster bellidiastrum . r Licheni Pycnothelia papillaria (Ehrh.) L.M.Doufur . 1.1 Cladonia arbuscula (Wallr.) Flot. subsp. mitis (Sandst.) Ruoss . + Cetraria islandica (L.) Ach. . + Cladonia pyxidata (L.) Hoffm. . + Briofite Sphagnum sp. + . Tab. 10 - Ril. 5: Junipero-Arctostaphyletum; Ril. 4: idem, variante a Festuca scabriculmis (Juniperion nanae). Ril. 5: Junipero-Arctostaphyletum; Ril. 4: idem, Festuca scabri- culmis variant (Juniperion nanae). Tab. 11 - Ril. 8 - Sieversio-Nardetum strictae; Ril. 9 Sieversio- Nardetum strictae variante igrofila (Nardion strictae). Ril. 8 - Sieversio-Nardetum strictae; Ril. 9 Sieversio-Nardetum strictae, wet variant (Nardion strictae). Studio integrato fito-geomorfologico ... 82 Tab. 12 - Loiseleurio-Cetrarietum (Loiseleurio-Vaccinion), variante pascolata a Carex sempervirentis. Loiseleurio-Cetrarietum (Loiseleurio-Vaccinion), Carex semper- virens grazed variant. Fig. 9 - Frammentazione in zolle della copertura vegetale, dovuta a processi dinamici regressivi. Fragmentation of the vegetation cover, due to regressive dyna- mic processes. n° rilievo 6 7 car. associazione Loiseleuria procumbens 3.3 4.4 alleanza Asplenium viride 1.2 + Cystopteris fragilis + + Viola biflora (D) + 1.2 alleanza, ordine e classe Juniperus communis subsp. alpina + r Vaccinium gaultherioides + + Hieracium alpinum + . Rhododendron ferrugineum . + Homogyne alpina . + trasgr. Caricetea curvulae Carex sempervirens 2.2 3.3 Helictotrichon versicolor + 2.2 Leontodon helveticus + 2.2 Phyteuma hemisphaericum + + Potentilla aurea + + Gentiana ramosa + . Pulsatilla vernalis + . Trifolium alpinum . 2.2 Agrostis rupestris . + Nardus stricta . + Compagne Agrostis alpina 2.2 1.1 Poa alpina 1.1 + Primula hirsuta 1.2 + Antennaria carpatica + + Selaginella selaginoides + + Salix retusa + . Primula integrifolia . 1.1 Carex nigra . +.2 Astrantia minor . +.2 Soldanella alpina . + Silene rupestris . + Solidago virgaurea subsp. minuta . + Salix herbacea . + Trichophorum cespitosum . + Briofite Polytrichum sp. + . Tab. 13 - Valori di diversità (numero di specie, indice di Shannon-Weaver), di equitabilità (Pielou) e di dominanza (Simpson), calcolati per ciascun rilievo fitosociologico. Diversity indexes (species richness, Shannon-Weaver index), evenness (Pielou) and dominance (Simpson), evaluated for every phytoso- ciological relevé. cluster cl. 1 cl. 2 cl. 3 cl. 4 cl. 5 n° rilievo 1 2 11 10 12 13 14 3 17 15 16 18 19 4 5 6 7 8 9 n° specie 22 23 14 16 2 2 5 17 21 19 14 14 14 31 25 17 27 29 36 Shannon 1,73 1,79 1,30 1,49 0,07 0,07 0,14 2,21 2,00 2,37 2,03 1,39 1,55 2,15 1,47 1,68 1,92 1,95 2,13 Pielou 0,56 0,57 0,49 0,54 0,10 0,10 0,09 0,78 0,66 0,80 0,77 0,53 0,59 0,63 0,46 0,59 0,58 0,58 0,59 Simpson 0,32 0,28 0,26 0,33 0,97 0,97 0,96 0,16 0,19 0,12 0,21 0,43 0,34 0,20 0,45 0,26 0,21 0,23 0,21 disposte consecutivamente su versanti che digradano costantemente, si può ipotizzare che tali comunità discontinue possano evolversi costituendo una cotica chiusa di collegamento tra i dossi e le depressioni. Nelle depressioni, al contrario, il fattore che blocca lo sviluppo della vegetazione è rappresentato dalla costante saturazione idrica dei suoli, che li rende tipica- mente anossici e microtermi. Valori di ricchezza floristica (numero di specie), di diversità specifica (SHANNON & WEAVER, 1949), di domi- nanza (SIMPSON, 1949) e di equitabilità (PIELOU, 1969) sono stati calcolati per ciascuno dei popolamenti rileva- ti con l’intento di dedurre informazioni sulla loro stabilità ecologica ed organizzazione strutturale (Tab. 13). Osservando i grafici in Figg. 10, 11, 12, 13 il numero di specie è maggiore nel gruppo 5, che include le fitocenosi più strutturate ed evolute dal punto di vista dinamico. La diversità specifica, calcolata con l’indice di Shannon, è alta sia in questi popolamenti sia nei popolamenti del gruppo 4, mentre assume valori via via più bassi negli altri tre gruppi. G. Parolo, A. Carton & A. Pirola 83 Tab. 14 - Dati stazionali dei rilievi fitosociologici. / Environmental data of the phytosociological relevés. Fig. 10 - Ricchezza specifica (numero di specie per rilevamen- to); 6 classi di valori dal simbolo più piccolo al più grande: ≤ 10 / 11-15 / 16-20 / 21-25 / 26-30 / ≥ 31. Species richness (number of species per relevé); 6 classes of values from the smaller to the greater symbol: ≤ 10 / 11-15 / 16-20 / 21-25 / 26-30 / ≥ 31. Fig. 12 - Equitabilità (indice di Pielou); 5 classi di valori dal sim- bolo più piccolo al più grande: ≤ 0,40 / 0,41-0,50 / 0,51-0,60 / 0,61-0,70 / ≥ 0,71. Evenness (Pielou index); 5 classes of values from the smaller to the greater symbol: ≤ 0,40 / 0,41-0,50 / 0,51-0,60 / 0,61-0,70 / ≥ 0,71. Fig. 13 - Dominanza (indice di Simpson); 5 classi di valori dal simbolo più piccolo al più grande: ≤ 0,20 / 0,21-0,30 / 0,31- 0,40 / 0,41-0,50 / ≥ 0,51. Dominance (Simpson index); 5 classes of values from the smal- ler to the greater symbol: ≤ 0,20 / 0,21-0,30 / 0,31-0,40 / 0,41- 0,50 / ≥ 0,51. Fig. 11 - Diversità specifica (indice di Shannon-Weaver); 4 classi di valori dal simbolo più piccolo al più grande: ≤ 1,00 / 1,01-1,50 / 1,51-2,00 / ≥ 2,01. Species diversity of vascular plants (Shannon-Weaver index); 4 classes of values from the smaller to the greater symbol: ≤ 1,00 / 1,01-1,50 / 1,51-2,00 / ≥ 2,01. n° rilievo 1 2 11 10 12 13 14 3 17 15 16 18 19 4 5 6 7 8 9 altitudine 2260 2281 2285 2285 2285 2285 2275 2252 2260 2270 2245 2282 2200 2235 2260 2245 2270 2260 2265 esposizione - nnw - - - - - w nw n nnw sw n w se n n se n inclinazione (°) 0 4 0 0 0 0 0 25 0-15 5 2 90 80 25 5-30 10 15 15 15 superficie (m2) 12 20 1,5 2,5 2,5 2 30 5 2 6 3 1,2 2 12 5 5 25 8 15 cop. % str. arbust. - - - - - - - - - - - - - 25 85 1 1 - - altezza (cm) - - - - - - - - - - - - - 10-30 5-35 10-25 10-25 - - cop. % str. erb. 90 95 80 70 35 35 80 8 50 10 15 15 20 85 25 75 95 85 100 altezza (cm) 1-20 2-15 1-25 1-25 30-40 15-40 0-15 5-10 1-10 2 (5) 2 (5) 3-10 5-10 5-25 1-10 3-20 2-15 3-20 5-20 cop. % str. musc. 5 5 50 70 - - - - - - - - - - - - - - - altezza (cm) 2 2 2* 2* - - - - - - - - - - - - - - - n° specie vascolari 22 23 14 16 2 2 6 17 21 19 14 14 14 31 25 17 27 29 36 Studio integrato fito-geomorfologico ... A questo proposito è interessante notare che i valori medio-alti di diversità assunti dai popolamenti del 4° gruppo possono mettere in dubbio l’effettiva esisten- za di condizioni ambientali estreme, come invece affer- merebbe la loro posizione rispetto al secondo asse del- l’ordinamento metrico dei rilievi; questa apparente ano- malia può essere spiegata considerando in modo inte- grato anche i valori di equitabilità e di dominanza. Dall’analisi dei due parametri (Figg. 12, 13) è possibile dedurre che il 4° gruppo, caratterizzato da una ricchez- za di specie piuttosto contenuta, raggiunge alti livelli di diversità poiché le specie sono ben equiripartite all’in- terno dei popolamenti e, di conseguenza, non si verifica la dominanza di una o più specie sulle altre. Tale com- portamento è in accordo con le strategie ecologiche formulate da Grime (2001), il quale afferma che la diver- sità è elevata in comunità dominate da specie stress- tolleranti, nelle quali condizioni ambientali molto severe selezionano un numero basso di specie ecologicamen- te ben specializzate ed equiripartite per quanto riguarda la copertura percentuale. Il gruppo 1 e, in particolare, il 5 corrispondono a popolamenti con un maggior numero di specie, ma con diversità specifica leggermente meno elevata che indi- ca, per queste comunità sottoposte a condizioni ambientali più permissive, una maggior potenzialità di espressione dinamica. Qualora la pressione ambientale dovesse manife- starsi in modo molto marcato si assisterebbe invece ad una drastica diminuzione della ricchezza e della diversità specifica e alla formazione di popolamenti paucispecifici dominati da specie ad ecologia molto specializzata; è il caso dei gruppi 2 e 3, in cui una specie, rispettivamente Eriophorum angustifolium e Carex limosa, assume coperture elevate grazie alla capacità incontrastata di colonizzare ambienti particolarmente selettivi, ove poche altre specie riescono a stento ad affermarsi. Inoltre, le comunità vegetali possono essere sog- gette a regressione dinamica, in occasione di eventi cli- matici non ordinari, quali la prolungata sommersione della vegetazione nelle depressioni, causata da abbon- danti precipitazioni, o l’inasprimento dei fenomeni erosi- vi sui dossi e sui fianchi rocciosi dovuti a prolungato ruscellamento superficiale. Nell’area indagata, numerosi riscontri porterebbero a supporre che, in occasione di eventi piovosi eccezionali, si sia verificata l’asportazione della copertura erbacea, rimossa da processi di ruscel- lamento superficiale delle acque piovane, convogliate in percorsi preferenziali, lasciando isolate zolle di vegeta- zione sulla roccia nuda (ril. 6; comunità 6 di Fig. 10; Fig. 9). A questo processo, tipicamente estivo, si deve aggiungere il lento scivolamento gravitativo di grosse porzioni di suolo, ricoperto da vegetazione, lungo i pen- dii rocciosi caratterizzati da una discreta inclinazione, probabilmente causato da un periodico ciclo giornaliero di fusione e solidificazione di ghiaccio ipogeo, a diretto contatto con la superficie rocciosa, che si verificherebbe nella tarda primavera e nel primo autunno. 5. CONCLUSIONI L’individuazione di superfici geomorfologiche di aspetto unitario, riferibili ad una ben definita unità terri- toriale, rappresenta un modello di analisi paesaggistica in cui le componenti fisiche e biotiche risultano intercon- nesse ed inscindibili tra loro. Nel sistema di rocce mon- tonate in oggetto l’espressione floristica e strutturale delle comunità vegetali è fortemente determinata dal- l’andamento morfologico del substrato, poiché l’alter- narsi di dossi e di depressioni condiziona la distribuzio- ne idrica, l’esposizione al vento, l’orientamento e l’accu- mulo differenziato della sostanza organica e del manto nevoso. I tipi di vegetazione, almeno potenzialmente collegati da rapporti seriali sulla medesima geoforma, catenali tra dossi e depressioni, assumono una distribu- zione a mosaico in cui si riscontrano, generalmente, transizioni ecotonali brusche per la rapida variazione, anche su brevi distanze, dei fattori micro-ambientali. Questi ultimi influenzano la ricchezza floristica e la diver- sità specifica delle comunità vegetali, favorendo l’affer- mazione di specie a strategia stress-tollerante. Il sistema di rocce montonate studiato può essere considerato un elemento fito-geomorfologico unitario del paesaggio (geosigmeto), poiché in esso è possibile riconoscere complessi di vegetazione adiacenti, che mostrano modelli distributivi caratteristici e ripetibili nello spazio. Nonostante l’attività riscontrata dei pro- cessi geomorfologici e climatici, si può supporre che le comunità individuate siano potenzialmente dirette, almeno nelle situazioni edafiche migliori, verso il Rhododendretum ferruginei, come osservato appena più a valle attorno ai 2100 m e sul cordone morenico dell’Unità dell’Alpe Prabello a 2300 m. Un’analisi sinfi- tosociologica delle comunità individuate consentirebbe infatti il riconoscimento di piccole geosigmassociazioni (hypogeosigmassociation sensu THEURILLAT, 1992b), la cui definizione necessita di uno studio specifico esteso alla più ampia realtà territoriale di appartenenza. In conclusione si può evincere come lo studio della vegetazione e del paesaggio vegetale, in partico- lare in ambienti alpini, sia difficilmente svincolabile dal- l’analisi degli aspetti geomorfologici; il riconoscimento delle geoforme consente di estrapolare numerose infor- mazioni di carattere fisico-strutturale, quali ad esempio l’agente morfogenetico e il rispettivo grado di attività, l’età del deposito ed informazioni pedologiche di mas- sima (quest’ultime completate dall’analisi della litolo- gia), che rappresentano utili strumenti di supporto nel- l’interpretazione della diversità vegetale di un territorio. Quest’ultima si rivela un buon indicatore nella caratte- rizzazione di forme e processi geomorfologici, in rela- zione alla presenza di rapporti di dipendenza statistica- mente ripetibili in condizioni ecologiche equivalenti. SCHEMA SINTASSONOMICO CLASSE SCHEUCHZERIO-CARICETEA NIGRAE NOM. MUT. PRO- POS. EX STEINER 1992 - aggruppamento ad Eriophorum angustifolium Ordine Scheuchzerietalia palustris Nordhagen 1936 All. Rhyncosporion albae Koch 1926 - Caricetum limosae (Osvald 1923) em. Dierßen 1982 Ordine Caricetalia nigrae nom. mut. propos. ex Steiner 1992 All. Caricion nigrae nom. mut. propos. ex Steiner 1992 - Eriophoretum scheuchzeri Rübel 1912 84 G. Parolo, A. Carton & A. Pirola - Caricetum pauperculae nom. mut. propos. ex Steiner 1992 Ordine Caricetalia davallianae Br.-Bl. 1949 All. Caricion davallianae Klika 1934 - Drepanoclado revolventis-Trichophoretum cespitosi nom. mut. propos. ex Steiner 1992 CLASSE CARICETEA CURVULAE BR.-BL. 1948 Ordine Caricetalia curvulae Br.-Bl. in Br.-Bl. et Jenny 1926 All. Nardion strictae Br.-Bl. 1926 - Sieversio-Nardetum strictae Lüdi 1948 CLASSE VACCINIO-PICEETEA BR.-BL. IN BR.-BL. ET AL. 1939 Ordine Loseleurio-Vaccinietalia Eggler 1952 All. Loiseleurio-Vaccinion Br.-Bl. in Br.-Bl. et Jenny 1926 - Loiseleurio-Cetrarietum Br.-Bl. et al. 1939 All. Juniperion nanae Br.-Bl. et al. 1939 - Junipero-Arctostaphyletum Br.-Bl. ex Haffter in Br.-Bl. et al. 1939 All. Rhododendro-Vaccinion J. Br.-Bl. ex G. Br.-Bl. et J. Br.-Bl. 1931 - Rhododendretum ferruginei Rübel 1911 CLASSE ASPLENIETEA TRICHOMANIS (BR.-BL. IN MEIER ET BR.-BL. 1934) OBERD. 1977 Ordine Potentilletalia caulescentis Br.-Bl. in Br.-Bl. et Jenny 1926 All. Cystopteridion Richard 1972 - aggruppamento a Primula hirsuta. CLASSE ELYNO-SESLERIETEA BR.-BL. 1948 Ordine Seslerietalia caeruleae Br.-Bl. in Br.-Bl. et Jenny 1926 All. Oxytropido-Elynion Br.-Bl. 1949 - aggruppamento a Minuartia verna ed Antennaria carpatica RINGRAZIAMENTI Un sentito ringraziamento alla dott. M. Brusoni per la rilettura critica del testo e alla prof. M. Valcuvia, alla dott.sa C. Delucchi e alla dott.sa D. Chiappetta per l’identificazione delle specie licheniche. BIBLIOGRAFIA AA.VV. (1970) - Carta geologica d’Italia. Fogli 7-18 (Pizzo Bernina, Sondrio), scala 1:100.000. Servizio Geologico d’Italia. E.I.R.A. Firenze. AESCHIMANN D., LAUBER K., MOSER D.M. & THEURILLAT J.P. (2004) - Flora Alpina. 3 Voll. Zanichelli, Bologna. BECKER T. & DIERSCHKE H. (2005) - Primärsukzession im Gletschervorfeld des Obersulzbachkess (Hohe Tauern, Osterreich) eine Zeitreihe über fast 150 Jahre. Tuexenia 25: 111-140. BENNING L.G. & SIDLER D. M. 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