©SEEd Tutti i diritti riservati Clinical Management Issues 2011; 5(Suppl 2) 3 Clinical Management Issues Gianlorenzo Imperiale 1 Editoriale Nei giorni 12 e 13 novembre 2010 si sono svolte le “Giornate di Medicina Interna FA- DOI – Piemonte e Valle d’Aosta” e questo appuntamento, giunto alla sua seconda edi- zione, ha il significativo titolo “I Giovani Internisti. Il Futuro della Medicina Interna”. Sì, il futuro della nostra Disciplina, perché accanto alla consolidata esperienza profes- sionale e al mai sopito entusiasmo di chi è solo un po’ meno giovane e ha la consapevo- lezza di non saperne mai abbastanza, vi siano quello spirito e quella forza di innovazione che Giovani Colleghe e Giovani Colleghi sanno trasmettere. La Federazione delle Associazioni Degli Internisti Ospedalieri (FADOI), sia a livello nazionale sia nel no- stro territorio, crede fermamente in questa grande capacità propulsiva. In quelle due giornate si sono succedute, insieme a letture di particolare rilevanza scientifica affidate a Colleghi di chiara fama, presentazioni di casi clinici che hanno sot- tolineato da un lato la professionalità sem- pre alta nella gestione delle problematiche e dall’altra hanno posto in luce, con molta semplicità, i dubbi che nella pratica quoti- diana possano assalire e i ragionamenti “a voce alta” che portano al superamento di difficoltà, a scelte terapeutiche, ad approcci diagnostici. Molto significativa, d’altronde, è stata la scelta di inserire una sessione di casi clinici a gestione infermieristica, proprio a sottolineare il fatto che la stretta interrela- zione con questa figura professionale diventa premiante nella gestione globale dei nostri pazienti. A questo bisogna aggiungere che i Giovani Internisti hanno avuto, quali di- scussant delle loro presentazioni, Internisti di rilevanza nazionale appartenenti a FADOI con cui confrontarsi e dibattere. Tutti i casi clinici presentati sono stati particolarmente stimolanti e hanno avuto il pregio di sottolineare gli aspetti concreti di gestione, supportati da una rigorosa disami- na della letteratura scientifica. Angelo Bosio e collaboratori (“Malattia cardiovascolare precoce: valutazione e ge- stione dei fattori di rischio”) partendo dal caso di un maschio cinquantenne, iperte- so arterioso, fumatore che viene ricovera- to per dolore toracico sinistro non tipico e dispnea da sforzo, analizzano la serie degli elementi anamnestici personali e familiari che permettono l’inquadramento del pro- filo di rischio e forniscono gli elementi pragmatici per l’identificazione dei soggetti che, precocemente individuati, beneficiano dell’approccio globale allo stile di vita e alla terapia farmacologica per evitare gli eventi e le procedure come nel caso esposto. Irene Ricca e collaboratori (“Un caso di grave diatesi emorragica”) ci introducono nel mondo della coagulazione presentan- do quanto avvenuto a una paziente anzia- na complessa in terapia anticoagulante con acenocumarolo che sviluppa un’anemizza- zione che richiede il supporto trasfusionale. La peculiarità del caso risiede non solo nel disvelare una patologia rara, quale l’emofilia A acquisita, ma soprattutto nel metodo che gli Autori impiegano. In questo caso viene sottolineata da una parte la complessità del soggetto analizzato e dall’altra la necessità di scelte terapeutiche che tengano conto dello sviluppo fisiopatologico degli eventi. 1 Direttore, SSD Medicina Interna, ASLTO1 – Ospedale Evangelico Valdesei Dott. Gianlorenzo Imperiale Segretario FADOI – Piemonte e Valle d’Aosta ASLTO1 – Ospedale Evangelico Valdese Via Silvio Pellico 19 – 10125 Torino gianlorenzo.imperiale@unito.it ©SEEd Tutti i diritti riservati Clinical Management Issues 2011; 5(Suppl 2)4 Editoriale Flavio Cerrato e collaboratori (“Utilità dell’elettrocardiogramma nella diagnosti- ca differenziale delle dispnee”) con il caso clinico di una paziente ottantottenne ci ri- cordano non solo quello che l’elettrocardio- gramma, esame eseguibile al letto del malato, può darci in alcune condizioni, ma anche la necessità di tener ben presente l’effetto dei farmaci sulla conduzione elettrica cardiaca e il rischio dell’evento avverso potenzialmente grave. Gli Autori, così, ci fanno presente che è obbligatorio controllare i tempi di condu- zione prima dell’uso di taluni farmaci. Roberta Re (“Una polmonite interstizia- le bilaterale ad esordio subacuto”) presenta il caso di un paziente affetto da diabete mellito e ipertensione arteriosa che svilup- pa astenia e ipo-oressia ingravescenti che lo portano al ricovero ospedaliero tramite Pronto Soccorso. Lo sviluppo dell’indagine clinico-diagnostica porterà alla diagnosi di polmonite interstiziale. La particolarità che emerge dalla lettura di questo caso sta so- prattutto nelle domande che l’Autrice pone a se stessa e al lettore su specifiche scelte cliniche e terapeutiche in un contesto di complessità patologica. Laura Perazzolo e collaboratori (“Un caso atipico di malattia da graffio di gatto”) discutono di un soggetto di mezza età che sviluppa linfadenopatia dura ingravescente sottomandibolare destra con astenia, calo ponderale e febbricola. L’indagine si dipa- na sugli elementi di diagnostica differen- ziale, ma soprattutto sottolinea la pazienza nell’indagine anamnestica e la ricerca degli elementi patogenetici, con la sorpresa di identificare la possibile via di infezione. Carlo Bussolino e collaboratori (“Ipere- osinofilia ed epatite C”) segnalano l’intricato caso di un uomo affetto da diabete mellito che dal ricovero per scompenso cardiaco si ritrova a esser indagato per un’eosinofilia che risulterà essere a verosimile doppia genesi. Gli Autori, nel sottolineare la rarità della condizione, pongono anche in luce il lavoro di ricerca della letteratura affinché il tratta- mento sia su solide basi di evidenza. Erica Delsignore e collaboratori (“Ami- loidosi sistemica e pneumatosi vescicale”) propongono un caso clinico in cui gli ele- menti dell’esame obiettivo e la prontezza di correlazione fra i vari segni ne hanno permesso la fondata ipotesi diagnostica, pur a fronte di un precedente dato bioptico negativo. A questo contesto si aggiunge il riscontro di un particolare coinvolgimento “enfisematoso” della parete vescicale. Gli Autori discutono della complessità e delle implicanze della patologia amiloidotica e delle condizioni che possono condurre alla pneumatosi vescicale. Laura Massarelli e collaboratori (“Dia- bete mellito e “resistenza” a clopidogrel”), nel presentare il caso di un uomo affetto da diabete mellito tipo 2 che è andato incontro a PTCA con stenting medicato e successiva trombosi intrastent, affrontano la questione della resistenza agli antiaggreganti piastri- nici in una condizione particolare quale è quella del diabete mellito. Elisabetta Zoppis (“Una patologia na- scosta: il morbo di Crohn”) evidenzia come, talvolta, la diagnosi finale per un caso clinico giunga dopo l’esordio di patologie compli- canti che, all’inizio, possono risultare fuor- vianti per arrivare a definire il primum mo- vens di un contesto patologico. Gianluca Valentini (“Percorso clinico e assistenza infermieristica al paziente ustio- nato con infezioni polimicrobiche”) sot- tolinea con la sua presentazione l’assoluta necessità dell’integrazione delle professio- nalità medica e infermieristica. L’Autore, in maniera molto puntuale e pragmatica, espo- ne i singoli punti che richiedono la gestione assistenziale complessa e giunge, alla fine, al paragrafo particolarmente significativo della gestione della “sindrome da deficit della cura di sé” e alla sua soluzione. Rober ta Gallo (“La medicina come frontiera: il paziente pluripatologico stra- niero”) apre, con il caso clinico della pa- ziente sessantaseienne marocchina affetta da cirrosi epatica HBV-correlata in fase di scompenso e diabete mellito scompensato, il grande capitolo dello sviluppo della nostra professione verso le altre culture. La lettura di questo articolo è di particolare stimolo perché, in quanto descritto, ben sottolinea quello che quotidianamente, sempre di più, affrontiamo e questa, sono convinto, sarà la nostra sfida professionale per il futuro: la reciproca comprensione oltre alla barriera linguistica, l’acquisizione dello strumento culturale reciprocamente inteso per trovare il referente comune su cui costruire il rap- porto medico-paziente. In questa grande e affascinante sfida molto ci avvantaggeremo dallo stretto rapporto con il personale infer- ©SEEd Tutti i diritti riservati Clinical Management Issues 2011; 5(Suppl 2) 5 G. Imperiale mieristico e con i Colleghi della Medicina Generale di Base. Massimo Incagliato e collaboratori (“An unusual case of secondary pure cell aplasia (PRCA) that occults a squamous carcinoma of the tongue”) ci ricordano, con un paziente settantenne, quanto le sindromi paraneopla- stiche possano rappresentare una modalità multiforme di presentazione e che il ricono- scimento della causa primaria riesca a offrire possibilità di controllo e regressione della condizione clinica patologica. Stefano Giordanetti e collaboratori (“Le inchieste dell’Internista: ‘Il feocromocitoma fantasma’”) presentano il loro caso clinico con un’esposizione da indagine poliziesca. I vari elementi sono analizzati, dai fatti preli- minari alle evidenze dei test, rivalutati, riper- corsi per giungere alla fine, con molta onestà intellettuale, a riconoscere che non sempre si ottiene subito la diagnosi di certezza ma quella di patologia più verosimile e allora, mi permetto di aggiungere, in un’assoluta necessità di vagliare la proporzionalità della cura, l’indagine riparte. La lettura di questo fascicolo rappresen- ta un assai utile strumento professionale di aggiornamento e uno stimolo alla riflessio- ne. Ciascuna delle Colleghe e ciascuno dei Colleghi merita il più ampio plauso perché non solo hanno dimostrato ampia e piena professionalità, ma hanno anche sottolinea- to, consapevolmente, i dubbi e talora i limiti della nostra azione clinica. Queste nostre Colleghe e questi nostri Colleghi sono veramente il futuro della Me- dicina Interna. No greater opportunity or obligation can fall the lot of a human being that to be a physician. In the care of the suffering, he needs technical skill, scientific knowledge, and human understanding. He who uses these with courage, humility, and wisdom will provide a unique service for his fel- low man and will build an enduring edifice of character within himself. The physician should ask of his destiny no more than this, and he should be content with no less Tinsley R. Harrison “Principles of Internal Medicine” edito da Blakiston nel 1950 (prima edizione)