Clinical Management Issues 2007; 1(3) ©SEEd Tutti i diritti riservati Clinical Management Issues 111 Orazio Zanetti 1, Angela Tommasoni 1,2, Giulia Lussignoli 1 Delirio di gelosia associato a deficit della memoria Caso ClInICo Il signor MA, di anni 75, viene ricoverato presso il nostro IRCCS per la presenza di di- sturbi comportamentali, divenuti insostenibili per i familiari, associati a deficit cognitivi. Da circa nove mesi la moglie e i figli de- scrivono la comparsa nel paziente di un defi- cit della memoria per fatti recenti, associato a difficoltà nella gestione del denaro e nella co- gestione dell’azienda di famiglia che ha fatto crescere ed è ora affidata per gran parte ai figli. Sempre da circa nove mesi sono presen- ti preoccupazioni eccessive nei confronti di situazioni normali della vita quotidiana con associata deflessione del tono dell’umore in assenza di causa apparente. Un mese prima di essere valutato presso il nostro IRCCS il paziente presenta un episodio di disorienta- mento spaziale topografico mentre guida la sua automobile; successivamente sono com- abstract Alzheimer’s disease is a progressive and fatal neurodegenerative disorder manifested by cognitive and memory deterioration, progressive impairment of activities of daily living, and a variety of neuropsychiatric symptoms and behavioural disturbances. A correct and early diagnosis not only allows prompt treatment but can also give the person with Alzheimer’s and his family more time to arm themselves with knowledge about this type of dementia and the best way to live with the disease. The role of Family Physician is very important in early diagnosis: dementia may be suspected if memory deficits are exhibited during the medical history and physical examination. Information from the patient’s family members, friends and caregivers may also point to signs of dementia. We report a case of a 75-years-old man who was suffering from cognitive deficits and behavioural problems: the first disease symptom was a strong feeling of jealousy towards his wife. Keywords: Alzheimer’s disease, dementia, early diagnosis, jealousy Jealousy delirium associated with memory deficits. CMI 2007; 1(3): 111-122 1 U.O. Alzheimer - Centro per la Memoria, IRCCS Centro S. Giovanni di Dio - Fatebenefratelli, Brescia 2 Università degli Studi, Pavia Caso clinico Corresponding author Prof. Orazio Zanetti U.O. Alzheimer - Centro per la Memoria, IRCCS Centro S. Giovanni di Dio - Fatebenefratelli Via Piastroni 4, Brescia ozanetti@fatebenefratelli.it Perché descriviamo questo caso? Perché la possibilità di formulare una diagnosi precoce e accurata di demenza, sia sindromica che eziologica, rappresen- ta senza dubbio uno dei frutti più signi- ficativi del progresso scientifico e metodo- logico al quale si è assistito, soprattutto nell ’ultimo decennio, nell ’ambito delle neuroscienze. La pratica medica per molti anni ha misconosciuto le demenze soprattutto nei soggetti di età avanzata e molto avanzata. Ancora oggi è diffuso un certo “ageismo” (pregiudizio nei confronti della vecchiaia) che vede nel declino delle facoltà cognitive dell ’anziano una natu- rale conseguenza dell ’invecchiamento, o comunque un’ “accettabile” condizione che non è meritevole di indagini diagnosti- che, che peraltro non sarebbero comunque giustificate perché si ritiene, erroneamen- Clinical Management Issues 2007; 1(3) ©SEEd Tutti i diritti riservati 112 Delirio di gelosia associato a deficit della memoria te, che non esistano cure né farmacologiche né non farmacologiche. In realtà la tem- pestività della diagnosi e l ’accuratezza della sua tipizzazione permettono di intervenire adeguatamente sui diversi domini, quali la cognitività, l ’umore e il comportamento, lo stato funzionale e le condizioni socio-ambientali ed assisten- ziali; consentono inoltre di formulare una prognosi. Parte integrante del per- corso di cura è il supporto dei familiari. La figura chiave per la formulazione del sospetto diagnostico e per garantire la continuità del processo assistenziale è il medico di famiglia parsi ripetuti episodi di delirio di gelosia nei confronti della moglie con agitazione, ansia, nonché aggressività verbale. È quest’ultimo sintomo, il delirio di gelosia e le crisi d’ira verso la moglie, che ha indotto i familiari a rivolgersi al nostro ospedale. Il paziente vive con la moglie al proprio domicilio e ha tre figli; ha frequentato la scuola per 8 anni e successivamente ha la- vorato come falegname nella azienda di fa- miglia che ha fatto diventare un’apprezzata impresa mobiliera. Non ha mai bevuto al- colici né fumato. Dall’anamnesi patologica remota si evince che all’età di 68 anni è stato ricoverato per un intervento di by-pass aorto-coronarico; in quella occasione vennero riscontrate la presenza di ipertensione arteriosa (da allora in trattamento farmacologico), insufficien- za renale cronica di grado lieve secondaria ad amiloidosi renale (trattata con cicli di melfalan e desametasone dal 2001 al 2002), anemia macrocitica, ipertrofia prostatica, dislipidemia e ipoacusia bilaterale. L’anno successivo è stato sottoposto ad un inter- vento di safenectomia destra. Le domande da porre ai familiari Da quanto tempo sono presenti i disturbi cognitivi (memoria, attenzione, orien- tamento temporo-spaziale, linguaggio, prassia, calcolo)? Qual è stato il primo disturbo cognitivo osservato (memoria, linguaggio o altro)? Come si è evoluto nel tempo? Vi è presenza di impatto funzionale (in particolare si indagano nei maschi le capa- cità di usare il telefono, fare acquisti, usare    i mezzi di trasporto, assumere i farmaci, gestire le proprie finanze, e nelle femmine anche la capacità di preparare i pasti, go- vernare la casa e fare il bucato)? Sono presenti disturbi del comportamento (in particolare si indaga la presenza di apatia, sintomi depressivi, irritabilità, an- sia, agitazione, insonnia, deliri, allucina- zioni, alterazioni della condotta alimenta- re, disinibizione comportamentale)? Qual è la terapia farmacologica intrapre- sa? La risposta è efficace? Si sono manife- stati effetti collaterali? Sono presenti pregressi traumi cranici, epi- sodi depressivi, stato confusionale acuto in corso di patologie intercorrenti, cadute? Vi è familiarità per demenza? La raccolta anamnestica effettuata con la moglie ci permette di rilevare che la madre del paziente era affetta da malattia di Alzhei- mer esordita all’età di 79 anni. Il paziente non ha mai presentato cadute, traumi cranici, episodi depressivi preceden- ti, stati confusionali o disturbi pschiatrici. Viene descritto come una persona socievole e ottimista, dedita alla propria attività lavo- rativa. Non vengono segnalati disturbi del sonno, alterazioni delle abitudini alimentari né variazioni di peso corporeo. I parenti raccontano che i primi sintomi cognitivi a carico della memoria recente sono comparsi nove mesi prima del ricove- ro: il paziente si dimenticava dove riponeva gli oggetti o di recarsi ad appuntamenti per impegni lavorativi. La memoria autobiogra- fica era conservata, così come il linguaggio e la capacità di ragionamento. Sul piano comportamentale erano comparse ansia per problemi futili e difficoltà nel prendere decisioni. L’uomo era molto preoccupato all’idea di cedere parte del suo terreno per la costruzione di una rotonda vicino a casa e aveva commissionato otto preventivi per il rifacimento del tetto di casa procrastinan- done la scelta, tanto da costringere i figli a decidere per lui. Un mese prima del ricovero era uscito in auto per recarsi a caccia in un luogo a lui ben conosciuto, ma non era stato in grado di giungere dove era diretto; era però rientrato al domicilio raccontando con disagio l’ac- caduto ai familiari. Successivamente erano comparsi deliri di gelosia nei confronti della moglie, particolarmente disturbanti e di diffi- cile gestione. Per la presenza dei deliri i fami- liari si erano rivolti a uno specialista che aveva prescritto prazepam 20 mg e biperidene 2     Clinical Management Issues 2007; 1(3) ©SEEd Tutti i diritti riservati 113 O. Zanetti, A. Tommasoni, G. Lussignoli mg, senza alcuna efficacia. Successivamente erano stati prescritti farmaci neurolettici in associazione (zuclopentixolo e promazina) a cui seguì grave peggioramento dal punto di vista cognitivo, comportamentale e so- prattutto motorio. Il disturbo mnesico era peggiorato, era comparso disorientamento temporo-spaziale, lo stato di agitazione asso- ciato a irritabilità si era accentuato ed erano comparsi bradicinesia, rigidità ai quattro arti, tremore cinetico, atteggiamento camptocor- mico e disturbo della marcia. In tali condizioni il paziente viene valutato presso i nostri ambulatori dove viene pro- posto il ricovero in attesa del quale vengono sospesi biperidene, zuclopentixolo e praze- pan e prescritti lorazepam (2 mg) serale e trazodone (50 mg) due volte al giorno. All’ingresso in reparto, dopo circa una settimana, i parenti riferiscono un migliora- mento dello stato di agitazione, la bradici- nesia e il disturbo della marcia erano regre- diti, mentre permaneva il delirio di gelosia. Sul piano funzionale i familiari riferiscono che il paziente non è più in grado di usare i mezzi di trasporto, di assumere i farmaci, di fare acquisti e di gestire le proprie finanze (sono pertanto compromesse 4/5 delle atti- vità strumentali della vita quotidiana); con- serva invece piena autonomia nelle attività di base della vita quotidiana (attività della vista quotidiana, ADL, perse = 0/6). La terapia in atto al momento del ricovero è la seguente: atenololo 25 mg/die; ramipril 2,5 mg/die; furosemide 25 mg due volte alla setti- mana;    acido acetilsalicilico 100 mg/die; simvastatina 40 mg/die; alfusozina cloridrato 10 mg/die; allopurinolo 150 mg/die; trazodone 50 mg x 2/die; lorazepam 2 mg serali. Il paziente si presenta vigile, tranquillo, collaborante, disorientato nel tempo e par- zialmente orientato nello spazio; presenta deficit della memoria episodica, alterazioni del linguaggio non evidenti e a un primo col- loquio non emergono sintomi psicotici. All’esame obiettivo neurologico postura e deambulazione risultano nella norma, men- tre è presente una lieve paratonia agli arti superiori e inferiori. L’esame fisico è privo di elementi significativi. Gli esami ematici rilevano che sono alterati esclusivamente gli indici di funzionalità rena- le (azotemia = 78 mg/dl, creatinina 2 mg/dl); funzionalità tiroidea, dosaggio di B12 e folati, calcemia e fosforemia sono invece nella nor- ma. Nulla da segnalare per quanto riguarda gli esami di routine quali ECG e Rx torace. La valutazione iniziale delle prestazioni cognitive tramite il test di screening Mini Mental State Examination (range = 0-30; valori normali > 24) evidenzia un punteggio patologico di 20/30: il paziente perde 4 punti nell’orientamento temporale, 1 punto nel- l’orientamento spaziale, 1 punto nel calcolo, 3 nel richiamo ed è evidente l’aprassia costrut- tiva (1 punto). Alla valutazione neuropsico- logica testistica, il profilo cognitivo globale risulta caratterizzato da deficit della memoria a lungo termine, della comprensione verba- le, delle funzioni prassico-costruttive e della pianificazione visuo-spaziale (Tabella I).       Tabella I Valutazione neuropsicologica: paziente collaborante. Alla valutazione neuropsicologica testistica, il profilo cognitivo globale risulta caratterizzato da deficit della memoria a lungo termine, della comprensione verbale, delle funzioni prassico- costruttive e della pianificazione visuo- spaziale MMSE: Mini Mental State Examination Funzione Test Punteggio Punt. Eq Giudizio Cognitività globale MMSE 20/30 - Patologico Memoria episodica Test dei 3 oggetti e 3 luoghi 3/9 - Patologico Memoria verbale a lungo termine Memoria di Prosa 2/28 0 Patologico Memoria non verbale a lungo termine Richiamo Figura di Rey 0/36 0 Patologico Memoria verbale a breve termine Digit Span 6 4 Normale Memoria non verbale a breve termine Spatial Span 4 2 Normale Linguaggio Token Test 24,5/36 0 Patologico Fluenza per Lettera 13/3 min 1 Borderline Fluenza per Categoria 24/3 min 2 Normale Abilità prassico-costruttive Copia Figura di Rey 17/36 0 Patologico Attenzione e funzioni esecutive Test dell’orologio 3/6 - Patologico Trial Making Test A 81 sec 2 Normale Trial Making Test B 530 sec 0 Patologico Trial Making Test B-A 449 sec 0 Patologico Ragionamento astratto non verbale Matrici di Raven 17/36 1 Borderline Clinical Management Issues 2007; 1(3) ©SEEd Tutti i diritti riservati 114 Delirio di gelosia associato a deficit della memoria RM cerebrale Lieve atrofia corticale a livello temporale e parietale posteriore Atrofia temporale mesiale lieve: 1/4 a dx, 2/4 a sx alla scala di valutazione visiva di Scheltens (v.n. = 0-1) Volume ippocampale: 25° percentile a dx, tra il 1° e il 5° percentile a sx 20 40 60 80 100 4.000 3.500 3.000 2.500 2.000 1.500 Volume ippocampale dx 20 40 60 80 100 4.000 3.500 3.000 2.500 2.000 1.500 Volume ippocampale sx Le linee rappresentano i percentili: 1°, 5°, 25°, 50°, 75°, 99° Minimo danno vascolare sottocorticale: punteggio alla scala di danno vascolare sottocorticale di Wahlund = 1/3 nelle regioni frontali (2/30 totale) 4 8 12 16 20 40 Pu nt eg gi o W ah lu nd Età 0 4060 705045 55 65 75 90° percentile 50° percentile Clinical Management Issues 2007; 1(3) ©SEEd Tutti i diritti riservati 115 O. Zanetti, A. Tommasoni, G. Lussignoli Durante la prima notte di degenza vengo- no somministrati 25 mg di promazina per via intramuscolare per la presenza di insonnia associata a stato di agitazione. Il mattino se- guente il paziente si presenta confuso, con- fabulante, completamente disorientato nello spazio e nel tempo, con notevoli difficoltà dal punto di vista motorio (bradicinesia, deam- bulazione non autonoma e caratterizzata da atteggiamento camptocormico). Questi disturbi si risolvono dopo due giorni. Al momento dell’ingresso in ospedale, sul- la scorta delle informazioni anamnestiche e cliniche, la diagnosi differenziale si poneva principalmente soprattutto tra due forme di demenza degenerativa: una a localizzazione prevalentemente corticale e iniziale interes- samento dell’ippocampo e del lobo tempo- rale mesiale (malattia di Alzheimer, AD); l’altra a sviluppo cortico-sottocorticale con interessamento dei nuclei della base e di al- tre strutture del tronco e della corteccia, con relativo risparmio del lobo temporale (de- menza a corpi di Lewy, LBD). Al sospetto di LBD contribuisce la marcata sensibilità ai neurolettici manifestatasi in seguito alla prescrizione domiciliare e confermata in seguito alla somministrazione di promazina durate la prima notte di degenza. Viene effettuata una TC encefalica sen- za mezzo di contrasto con reperto di lieve atrofia temporale più evidente a sinistra. La RM cerebrale evidenzia un volume ippo- campale patologico a sinistra (Figura 1), in assenza di significative lesioni secondarie a danno su base vascolare. Il pattern di Tau e ABeta liquorale è suggestivo per malattia di Alzheimer. Una scintigrafia cerebrale eseguita con un tracciante per il trasportatore della dopamina (SPECT DaT-SCAN) indica una integrità delle terminazioni nervose pre-sinaptiche dopaminergiche del sistema nigro-striatale. A completamento delle indagini diagnosti- che, è stato eseguito uno studio della qualità del sonno tramite una polisonnografia dalla quale è emerso: “non alterazioni del sonno REM che è caratterizzato da leggere sincro- nizzazioni verso gli stadi più profondi (sta- dio 3 e 4)”. Il paziente non ha evidenziato disturbi da apnea del sonno o PLM (Periodic Leg Movements). Nel corso della degenza il paziente ha mostrato un comportamento adeguato al- l’ambiente, eutimico, ha sempre presenta- to un elevato livello di collaborazione nei confronti di tutte le attività proposte (esami strumentali, interventi riabilitativi cognitivi, somministrazione di test cognitivi e funzio- nali). Raramente, solitamente in presenza dei familiari, ha mostrato episodi di ansia asso- ciata a depressione del tono dell’umore sem- pre secondari a deliri di gelosia nei confronti della moglie; regolare il ciclo sonno veglia. Dal punto di vista cognitivo la memoria epi- sodica era ecologicamente compromessa, era presente deficit di apprendimento di materiale verbale e disorientamento parziale nel tempo. Ha partecipato quotidianamente a una terapia di gruppo di riabilitazione cognitiva. Dopo 15 giorni di degenza è stata intrapresa terapia con rivastigmina (con progressivo aumento poso- logico fino a 4,5 mg al giorno) con la quale si è ottenuto un miglioramento delle prestazioni cognitive e nel contempo la regressione del delirio di gelosia. La valutazione pre-dimis- sione delle prestazioni cognitive mostra un punteggio al MMSE di 23/30. Il paziente viene dimesso con diagnosi di malattia di Alzheimer e con follow-up am- Figura 1 Esiti degli accertamenti di neuroimaging cerebrale e del dosaggio delle proteine Tau e ABeta42 liquorali v.n.: valori normali Esame del liquor cefalorachidiano Proteina Tau elevata (652 pg/ml; v.n. < 500 pg/ml) e riduzione di ABeta (297 pg/ml; v.n. > 500 pg/ml) 300 500 700 900 1.200 0 Ta u Abeta 0 1.000600500 700 800 900 400 600 800 1.000 1.100 200 100 300 400200100 Area Alzheimer Area incerta Area normale Clinical Management Issues 2007; 1(3) ©SEEd Tutti i diritti riservati 116 Delirio di gelosia associato a deficit della memoria bulatoriali con cadenza mensile, al fine di rivalutare il paziente e raggiungere gradual- mente la posologia target di rivastigmina tra 6 e 12 mg/die. DIsCussIonE La demenza è una incompetenza intellet- tiva acquisita cronico-progressiva associata a cambiamenti della personalità, del compor- tamento e della emotività, che compromette le possibilità di una vita autonoma e quindi la qualità della vita del malato e di chi gli sta intorno. Per la malattia di Alzheimer, la messa a punto di criteri diagnostici interna- zionalmente accettati ha consentito il rag- giungimento di elevati livelli di sensibilità e specificità rispetto alla diagnosi istologica di certezza. Va sottolineato che né la volumetria ippocampale, né il dosaggio delle proteine Tau e ABeta liquorali sono state sino ad ora incorporate in condivise linee guida diagno- stiche; la diagnosi di malattia di Alzheimer si fonda pertanto su criteri clinici che richie- dono un’accurata raccolta anamnestica, un esame clinico fisico e neurologico, la valuta- zione del profilo cognitivo funzionale e com- portamentale del paziente; la diagnosi vene corroborata con esami di routine per esclu- dere patologie reversibili (es. distiroidismo, ipoparatiroidismo) e con TC o RM cerebrale per escludere patologie su base vascolare o processi occupanti spazio [1,2]. Recentemente, in centri specializzati, si sta diffondendo un impiego delle indagini di neuroimaging finalizzato a una più raffinata – e meno soggettiva o grossolana – analisi del grado di atrofia o di danno su base vasco- lare. Non è da escludere che queste indagini oggettive possano entrare a far parte di linee guida condivise [3]. Anche il dosaggio di Tau e ABeta liquorale non rientra in specifiche linee guida: fra i numerosi marker biologici Caratteristiche centrali (essenziali per una diagnosi di possibile o probabile LBD) Demenza definita come un declino cognitivo progressivo di intensità tale da interferire con le normali attività sociali o occupazionali Il disturbo preminente o persistente della memoria può non essere presente negli stati precoci ma è di solito evidente nella progressione Possono essere particolarmente evidenti deficit ai test di attenzione, funzioni esecutive (abilità frontali-sottocorticali) e abilità visuo-spaziali 1. 2. 3. Core features (due sintomi core sono sufficienti per diagnosi di probabile lBD; uno per possibile lBD) Fluttuazioni della cognitività con importanti variazioni nell’attenzione e stato di coscienza Ricorrenti allucinazioni visive che sono tipicamente strutturate e dettagliate Parkinsonismo 1. 2. 3. Caratteristiche suggestive (suggestive features): se uno o più di questi sintomi è presente insieme a uno o più dei core features può essere fatta una diagnosi di LBD probabile. In assenza di qualsiasi core features, uno o più dei sintomi suggestivi sono sufficienti per porre diagnosi di possibile lBD. La lBD probabile non può essere diagnosticata sulla base dei soli sintomi suggestivi Disturbi del sonno REM Severa sensibilità ai neurolettici (sviluppo di parkinsonismo con minime dosi) Ridotto uptake del trasportatore della dopamina nei gangli della base dimostrato dalla SPECT o dalla PET 1. 2. 3. Criteri di supporto (sono comunemente presenti ma non è dimostrato che abbiano una specificità diagnostica) Cadute ripetute e sincopi Transitoria e inspiegabile perdita di coscienza Severa disfunzione autonomia, per esempio ipotensione ortostatica o incontinenza urinaria Allucinazioni in altre modalità (non visive) Deliri strutturati Depressione Relativa conservazione della struttura del lobo temporale mediale alla TC/RMN Generalizzato basso uptake alla perfusione PET/SPECT con ridotta attività occipitale Anormale (uptake ridotto) alla scintigrafia miocardica con MIBG Preminenti attività a onde lente all’EEG con onde nette del lobo temporale 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. Casi in cui una diagnosi di DlB è meno probabile In presenza di una malattia cerebrovascolare evidente come segni neurologici focali o dimostrata con neuroimaging In presenza di qualunque altra malattia somatica o disordine cerebrale sufficienti a giustificare in parte o del tutto il quadro clinico Se il solo parkinsonismo compare per la prima volta in uno stadio di demenza severa 1. 2. 3. Tabella II Criteri diagnostici per la diagnosi di demenza a corpi di Lewy [6] LBD: demenza a corpi di Lewy; SPECT: single photon emission computed tomography PET: positron emission tomography MIBG: metaiodobenzilguanidina Clinical Management Issues 2007; 1(3) ©SEEd Tutti i diritti riservati 117 O. Zanetti, A. Tommasoni, G. Lussignoli Criteri per la diagnosi clinica di malattia di alzheimer probabile Demenza stabilita dall’esame clinico e documentata dal Mini Mental Test, dalla Blessed Dementia Scale, o da esami similari, e confermata da tests neuropsicologici Deficit di due o più aree cognitive Peggioramento progressivo della memoria e di altre funzioni cognitive Assenza di disturbi della coscienza Esordio tra i 40 e i 90 anni, più spesso dopo i 65 Assenza di patologie sistemiche o di altre malattie cerebrali responsabili di deficit cognitivi e mnesici progressivi 1. 2. 3. 4. 5. 6. La diagnosi di malattia di alzheimer probabile è suffragata da Deterioramento progressivo di funzioni cognitive specifiche quali il linguaggio (afasia), la gestualità (aprassia), e la percezione (agnosia) Compromissione delle attività quotidiane e dei pattern di comportamento Familiarità positiva per disturbi analoghi, particolarmente se confermati dal punto di vista neuropatologico Conferme strumentali di: normalità dei reperti liquorali standard normalità o aspecificità dell’EEG atrofia cerebrale alla TAC cerebrale con documentata progressione dopo osservazioni seriate 1. 2. 3. 4.    Altre caratteristiche cliniche in accordo con la diagnosi di malattia di alzheimer probabile includono, dopo l’esclusione di cause alternative di demenza Plateau nella progressione della malattia Associazione di depressione, insonnia, incontinenza sfinterica, disturbi della percezione, reazioni verbali emotive o fisiche di tipo catastrofico, disturbi sessuali, calo ponderale Altre anomalie neurologiche, specialmente nei casi con malattia in fase avanzata, comprendenti segni motori quali ipertono, mioclonie o disturbi della marcia Crisi epilettiche nella malattia in fase avanzata TAC encefalica normale per l’età 1. 2. 3. 4. 5. Caratteristiche che rendono la diagnosi di malattia di alzheimer probabile incerta Esordio acuto, apoplettiforme Presenza di segni neurologici focali quali emiparesi, deficit sensitivi, alterazioni campimetriche e incoordinazione nelle fasi precoci della malattia Crisi o disturbi della marcia all’esordio o nelle fasi iniziali del decorso della malattia 1. 2. 3. Diagnosi clinica di malattia di alzheimer possibile Può essere fatta sulla base della sindrome demenziale, in assenza di altri disordini neurologici psichiatrici o sistemici sufficienti a causare demenza e in presenza di variazioni nell’insorgenza nella presentazione o nel decorso clinico Può essere fatta in presenza di un secondo disturbo cerebrale che è in grado di produrre demenza ma che non è giudicato essere la causa della demenza Deve essere usata per fini di ricerca quando un deficit severo delle capacità cognitive gradualmente progressivo è presente senza che sia possibile identificare un’altra causa 1. 2. 3. Criteri per la diagnosi di malattia di alzheimer definita I criteri clinici di probabile malattia di Alzheimer e quadro istopatologico di malattia di Alzheimer ottenuto con biopsia cerebrale o all’autopsia 1. Tabella III Criteri per la diagnosi della malattia di Alzheimer (AD) secondo il National Institute of Neurological and Communicative Disorders and Stroke/ the Alzheimer’s Disease and Related Disorders Association (NINCDS- ADRDA) [7] sono quelli che hanno mostrato il miglior profilo di sensibilità e specificità (attorno al 90%) per la diagnosi di malattia di Alzhei- mer e potrebbe essere utile come supporto diagnostico nei pazienti con malattia di Al- zheimer molto lieve o “preclinica”. L’ECG è fondamentale anche per escludere la pre- senza di blocchi atrio-ventricolari che sono una controindicazione assoluta all’impiego di farmaci anticolinesterasici (donepezil, rivastigmina e galantamina), specifici per la malattia di Alzheimer, la demenza a corpi di Lewy e la demenza associata a morbo di Parkinson (Parkinson-demenza). Tornando al caso descritto, il paziente presentava sintomi tipici per la malattia di Alzheimer che ricordano la prima paziente descritta da Alois Alzheimer. Nel 1907, infatti, Alois Alzheimer, e nel 1909 con maggiori dettagli Gaetano Perusi- ni, descrissero il quadro clinico-patologico di una donna, Auguste D., di 51 anni che aveva sviluppato un progressivo decadimento co- gnitivo con deliri di gelosia e incompetenza sociale [4]. Anche il paziente qui esaminato presentava, da più di sei mesi, declino delle funzioni mnesiche con impatto funzionale e deliri di gelosia. Nel contempo il paziente aveva manifestato una elevata sensibilità ai neurolettici con rapida comparsa di sintomi della sfera extrapiramidale; l’ipersensibilità ai neurolettici non è tipica della malattia di Alzheimer bensì della demenza a corpi di Lewy, considerata la seconda più frequente demenza degenerativa dopo la malattia di Alzheimer, con una prevalenza del 10-15%. Clinical Management Issues 2007; 1(3) ©SEEd Tutti i diritti riservati 118 Delirio di gelosia associato a deficit della memoria Così come le allucinazioni visive sono più tipiche della demenza a corpi di Lewy, i de- liri (gelosia, latrocinio, persecuzione) sono più frequenti della malattia di Alzheimer [5]. L’ipotesi che potesse trattarsi di una demenza a corpi di Lewy ci ha indotto alla scelta di eseguire una scintigrafia cerebrale con tracciante per il trasportatore della do- pamina per lo studio della eventuale dege- nerazione presinaptica neuronale della via nigro-striatale dopaminergica risultata ne- gativa e quindi non suggestiva per demenza a corpi di Lewy. La terapia farmacologica specifica è simile nelle due condizioni pa- tologiche e si avvale dei farmaci anticoli- nesterasici. Le Tabelle II e III descrivono i criteri di riferimento internazionali per la diagnosi di demenza a corpi di Lewy [6] e di malattia di Alzheimer [7]. Il percorso diagnostico Nella maggior parte dei casi sono i fa- miliari che si accorgono della presenza di disturbi mnesici o comportamentali e in- dirizzano il paziente al medico. Meno fre- quentemente è il paziente stesso che avverte la presenza di problemi di memoria. Ancora più raramente il sospetto di una demenza emerge durante il colloquio clinico avviato per altri motivi, senza che siano stati rife- riti sintomi cognitivi. L’approccio clinico al paziente con decadimento cognitivo è basato su una valutazione a più stadi. Il primo obiettivo è determinare se esiste un deterioramento cognitivo e se questo rispet- ta i criteri per la demenza. Se è identifica- ta una sindrome dementigena, il secondo passo consiste nella valutazione necessaria a determinare l’eziologia della demenza [8, 9] (Tabella IV ). La diagnosi di demenza deve essere po- sta utilizzando criteri standardizzati, quali quelli citati precedentemente. La dimostrazione della presenza di un declino delle funzioni cognitive rispetto ad un precedente livello raggiunto dal soggetto si basa quasi esclusivamente sulla raccolta della storia clinica e sulla valutazione dello stato mentale, poiché molto raramente è possibile disporre di valutazioni psicome- triche antecedenti la comparsa dei sintomi clinici. I criteri clinici per la diagnosi delle sin- dromi demenziali prevedono che il deficit cognitivo sia di entità tale da interferire con le abituali attività lavorative o sociali del paziente; non si tiene conto però del livello usuale di attività del paziente, né della possibile presenza di altre condizioni (ad esempio malattie croniche di natura somatica) che determinano disabilità, né del fatto che la compromissione funzionale possa essere secondaria a disturbi compor- tamentali o sintomi psichici. È intuitivo che le conseguenze funzionali della demenza tendono a manifestarsi precocemente se un soggetto mantiene responsabilità la- vorative o sociali; nel caso di una persona anziana senza impegni sociali, con relazioni spesso limitate ai familiari più stretti e con mansioni ridotte anche nelle attività stru- mentali più semplici (spesso sostituita dai parenti per atteggiamento protettivo o per la presenza di malattie somatiche o deficit sensoriali disabilitanti), la valutazione del- l’impatto funzionale di eventuali lievi deficit cognitivi è ardua e richiede una anamnesi attenta e mirata. La diagnosi di demenza non può essere posta in presenza di uno stato confusiona- le acuto (delirium). La diagnosi differen- ziale fra queste due condizioni è agevole, perché il delirium è un quadro clinico ad esordio acuto o subacuto, con alterazio- ni dell’attenzione, dell’orientamento, del contenuto del pensiero, del linguaggio; vi è un’ampia fluttuazione dello stato clinico che generalmente si accompagna a disturbi dell’ideazione e della percezione (frequenti allucinazioni visive), inversione del ritmo sonno veglia, modificazioni dell’attività psicomotoria (più spesso iperattività, talora invece marcata apatia). In realtà, la demenza costituisce il principale fattore di rischio di comparsa di delirium in concomitanza con malattie acute di varia natura, stress psico- fisici (ad esempio un intervento chirurgico oppure un cambio di residenza); dal 40 al 60% dei soggetti con demenza sviluppa almeno un episodio di delirium durante il decorso della malattia. Identificare la demenza Storia clinica Valutazione dello stato mentale Esame generale e neurologico Valutazione dello stato funzionale, della depressione, dei sintomi non cognitivi     Definire l’eziologia della demenza Esami di laboratorio Neuroimaging Test neuropsicologici Puntura lombare (opzionale) Neuroimaging funzionale (opzionale) EEG (opzionale)       Tabella IV Il percorso per la diagnosi e la valutazione della demenza Clinical Management Issues 2007; 1(3) ©SEEd Tutti i diritti riservati 119 O. Zanetti, A. Tommasoni, G. Lussignoli La diagnosi di delirium può presentare difficoltà in soggetti con un iniziale dete- rioramento cognitivo; talvolta lo stato con- fusionale costituisce l’esordio della demenza o rappresenta l’episodio al quale i familiari fanno risalire l’inizio della malattia. In un paziente nel quale esordisce un delirium, la diagnosi di demenza non può essere co- munque posta finché lo stato confusionale non si risolve o non è possibile ottenere una chiara anamnesi caratteristica per de- menza. Le modalità di esordio e di progressione della demenza, con l’ausilio del neuroima- ging, sono generalmente sufficienti a diffe- renziare le varie eziologie (Tabella V ). La diagnosi di demenza resta quindi essenzialmente clinica, nella quale gran- de importanza assumono una attenta rac- colta della storia (Tabella VI), un corretto colloquio e l’esame obiettivo; solo pochi esami strumentali sono considerati indi- spensabili. Posta la diagnosi di demenza è neces- sario risalire all’eziologia della sindrome; purtroppo nella maggior parte dei casi la relazione causale non raggiunge un livello di certezza, ma solo un grado più o meno elevato di probabilità. La disponibilità di criteri clinici sempre più precisi ha però aumentato la sensibilità della diagnosi cli- nica, in particolare per la malattia di Al- zheimer. A differenza di ciò che comune- mente si crede, la diagnosi di malattia di Alzhiemer è principalmente una diagnosi di inclusione, piuttosto che di esclusione. L’accuratezza dei criteri clinici rispetto ai dati neuropatologici è stata valutata solo per la malattia di Alzheimer e per le de- menze vascolari. L’introduzione dei criteri NINCDS-ADRDA (National Institute of Neurological and Communicative Disorders and Stroke/the Alzheimer’s Disease and Rela- Tabella V Caratteristiche clinico-strumentali differenziali fra le forme più frequenti di demenza Tipo di demenza Caratteri clinici salienti neuroimaging Frequenza Malattia di Alzheimer Esordio con deficit mnesico (più raramente con deficit neuropsicologici focali) e precoce coinvolgimento globale delle funzioni cognitive. Possibile coesistenza di alterazioni comportamentali all’esordio; più frequenti nelle fasi intermedie e avanzate. Progressione graduale. Esame obiettivo neurologico negativo all’esordio Atrofia temporo-parietale, talora asimmetrica, alla TC e RM. Ipoperfusione nelle stesse aree alla PET 50-60% Demenza vascolare sottocorticale Esordio subdolo spesso caratterizzato da decadimento cognitivo con relativo risparmio della memoria, parkinsonismo con disturbo della deambulazione, depressione del tono dell’umore Lesioni multiple in aree di confine o lacune nei gangli della base o lesioni estese della sostanza bianca periventricolare alla TC o RM. Alla PET ipoperfusione irregolare 15-20% Demenza vascolare ischemica (“multi- infartuale”) Esordio acuto spesso con sintomi “focali” e progressione “a gradini”. Compromissione irregolare delle varie funzioni cognitive. Esame obiettivo neurologico con segni focali Infarti singoli in aree strategiche (ad esempio infarti talamici, lobo temporale infero-mediale) o multiple lesioni corticali Demenza frontotemporale Precoci disturbi comportamentali (disinibizione, perdita del controllo sociale, iperoralità, stereotipia), alterazioni dell’affettività (apatia, disinteresse, ipocondria, somatizzazioni) e precoci disturbi del linguaggio (monotonia, ecolalia, perseverazioni) Atrofia lobare (frontale o frontotemporale) alla TC o RM. Ipoperfusione frontale alla PET 2-9% Demenza a corpi di Lewy Fluttuazione dei disturbi (sia cognitivi sia dello stato di veglia), presenza di allucinazioni visive ben strutturate, segni extra-piramidali e frequenti cadute Atrofia corticale aspecifica alla TC o RM. Ipoperfusione occipitale alla PET. Degenerazione presinaptica neuronale della via nigro striatale dopaminergica alla SPET con DaTSCAN 7-25% Degenerazione cortico-basale Aprassia ideomotoria asimmetrica, afasia precoce, disinibizione e segni frontali, distonia di un arto, micolono focale e parkinsonismo Atrofia corticale frontotemporale e sottocorticale striatale alla RM Rara Paralisi sopranucleare progressiva Paralisi sopranucleare dello sguardo, instabilità posturale con cadute, disartria, deficit di attenzione e deficit cognitivo di tipo sottocorticale Atrofia della porzione anteriore del corpo calloso alla RM. Ipoperfusione corteccia frontale alla PET Rara Clinical Management Issues 2007; 1(3) ©SEEd Tutti i diritti riservati 120 Delirio di gelosia associato a deficit della memoria ted Disorders Association) ha aumentato la correttezza della diagnosi clinica di malat- tia di Alzheimer, che è passata dal 50-80% all’80-100%. Per la demenza vascolare, nonostante l’introduzione nel 1993 della definizione dell’NINDS-AIREN Group (National Institute of Neurological Disorders and Stroke and Association Internationale pour la Recherché et l ’Enseignement en Neu- rosciences)), l’accuratezza dei criteri clinici Tabella VI La raccolta anamnestica nella diagnosi delle demenze UCLA-NPI: UCLA Neuropsychiatric Inventory obiettivi Stabilire la presenza di deficit cognitivi e valutare il loro andamento clinico Definire una sindrome demenziale Valutare il pattern di decadimento cognitivo e i sintomi non cognitivi associati per fare diagnosi eziologica di malattia    Procedure La storia di malattia va indagata in modo attento e scrupoloso attraverso un’intervista ai familiari del paziente, e possibilmente registrata in termini semplici, senza interpretazioni o deduzioni psicodinamiche (che sono spesso “guidate” dal referente) Quadro premorboso Definisce lo sfondo su cui ricostruire la storia di malattia e in cui collocare i disturbi che si sono man mano presentati. Occorre indagare il livello cognitivo e culturale, gli interessi, il grado di interazioni sociali e il carattere premorboso Esordio Il momento cruciale della raccolta anamnestica (e anche il più complesso) è la definizione dell’insorgenza della malattia (epoca e sintomo d’esordio). Esempi: Introduzione. Quando ha cominciato ad avere problemi “di testa”? Quando vi siete accorti che qualcosa non andava? Esclusione di delirium. Ricordate comparsa improvvisa di agitazione psico-motoria, “confusione”, deliri, allucinazioni, magari in coincidenza con un’ospedalizzazione, o un trasloco, o una vacanza? Quanto sono durati i sintomi? Quando la crisi si è risolta, è tornato tutto come prima? Se no, che sintomi sono rimasti? In che cosa il paziente era diverso da prima? Definizione del disturbo di memoria. Come era la memoria, all’epoca? Non ricordava fatti appena successi? Non ricordava appuntamenti e scadenze? Non ricordava dove riponeva gli oggetti? Ripeteva più volte le stesse domande e non ricordava le risposte? Dimenticava le visite di figli e nipoti? Il disturbo era costante o fluttuante? Generale o selettivo? Definizione di eventuali disturbi del linguaggio. Non trovava le parole durante il discorso? Usava spesso i termini “il coso”, “la cosa” per indicare oggetti o persone? Usava giri di parole? Sbagliava a pronunciare le parole? Es.: diceva “latto” o “sedia” invece di “letto”? Non ricordava il significato di parole di uso comune? orientamento topografico. Si è perso per strada? Dove? In un posto nuovo? In una zona nota che frequentava spesso? In casa sua? sintomi motori. Ha cominciato ad apparire più lento rispetto al passato? Camminava male, a gambe larghe, a passi irregolari? Le pareva più rigido? Cadeva frequentemente? In che circostanze cadeva? Comportamento: uCla-nPI. Indagare eventuali disturbi comportamentali (vedi) Impatto funzionale. Indagare impatto sulla funzione         Progressione Che cosa è successo in seguito? Raccogliere la storia di ogni sintomo rilevato all’esordio: è rimasto stabile o è peggiorato nel tempo? Quando è peggiorato? Come è peggiorato? Sono comparsi altri sintomi (vedi domande dell’esordio)? Quando? E questi come sono progrediti? Quando ricordate per la prima volta la comparsa di impatto funzionale? Cosa ha smesso di fare, o cosa ha cominciato a fare meno bene? Storia dei disturbi comportamentali: tempo di comparsa, decorso ed eventuale risoluzione (con o senza trattamento) dei disturbi comportamentali Anamnesi farmacologica È mai stato trattato con Aricept, o Memac, Exelon o Prometax, o Reminyl? Quando? A che dosaggio è arrivato? Con quali effetti? Ha sospeso il trattamento? Quando e perché? È mai stato trattato con farmaci per il controllo dei disturbi comportamentali? Quando? A che dosaggio? Che effetto hanno avuto?        sembra ancora piuttosto bassa. Recenti studi di correlazione clinico-patologica hanno mostrato che la specificità dei cri- teri classificativi per la demenza vascolare è tra il 65% e l’80%, mentre la sensibilità è tra il 58% e il 63%. Il percorso diagnostico per un paziente affetto da una sospetta demenza è rias- sunto nell’algoritmo posto in calce al- l’articolo. Clinical Management Issues 2007; 1(3) ©SEEd Tutti i diritti riservati 121 O. Zanetti, A. Tommasoni, G. Lussignoli domini − cognitività, emotività-comporta- mento, stato funzionale e relazioni sociali − che nel decorso abitualmente lungo carat- terizzano l’evoluzione della malattia [10]. Oltre la diagnosi, la gestione del paziente affetto da invecchiamento cerebrale patolo- gico, nella ampia gamma delle sue molteplici varianti − dal lieve decadimento cognitivo alla demenza conclamata −, richiede abilità che sappiano coniugare competenze clinico- diagnostiche e di gestione della cronicità. - anamnesi mirata - esame fisico e neurologico - valutazione dello stato funzionale - valutazione dello stato mentale - valutazione delle patologie e dei farmaci CONDURRE UNA VALUTAZIONE CLINICA INIZIALE Sintomi indicativi di una possibile demenza Sono presenti depressione o delirium? Trattamento o rivalutazione nel tempo Sono ancora presenti sintomi di possibile demenza? - non deficit cognitivi - non perdita funzionale RISULTATI NORMALI - deficit cognitivi - perdita funzionale RISULTATI PATOLOGICI RISULTATI MISTI Resta il sospetto? Rassicurare Rassicurare (suggerire un follow-up a 6-12 mesi) Interpretare i risultati dei test di valutazione dello stato mentale e funzionale VALUTAZIONE DI SECONDO LIVELLO (clinica e strumentale) - test neuropsicologici - esami di laboratorio - neuroimaging Evidenza di demenza? Definire l’eziologia - valutare e trattare i sintomi non cognitivi - considerare la possibilità di interventi riabilitativi - prescrivere farmaci specifici - pianificare gli interventi sociali di supporto ai caregiver Follow-up ogni 3-6 mesi SI NO SI NO NO NO SI SI alGoRITMo PER la ValuTazIonE DElla DEMEnza ConClusIonI La disponibilità di procedure finalizzate alla diagnosi tempestiva in un paziente af- fetto da decadimento cognitivo rappresenta senza dubbio il risultato di un significativo progresso metodologico della pratica me- dica. La tempestività della diagnosi di de- menza e l’accuratezza della sua tipizzazione favoriscono l’adozione di interventi mirati finalizzati al miglioramento dei principali Clinical Management Issues 2007; 1(3) ©SEEd Tutti i diritti riservati 122 Delirio di gelosia associato a deficit della memoria BIBlIoGRaFIa 1. Cummings JL. Alzheimer’s Disease. N Engl J Med 2004; 351: 56-67 2. Ritchie K, Lovestone S. The dementias. Lancet 2002; 360: 1759-66 3. Frisoni GB. Dementia: important advances in research in 2006. Lancet Neurol 2007; 6: 4-5 4. Maurer K, Volk S, Gerbaldo H. Auguste D and Alzheimer’s Disease. Lancet 1997; 349: 1546-9 5. Galvin JE, Polack J, Morris JC. Clinical phenotype of Parkinson disease dementia. Neurology 2006; 67: 1605-11 6. McKeith IG, Dickson DW, Lowe J et al. Diagnosis and management of dementia with Lewy bodies: third report of the DLB Consortium. Neurology 2005; 65: 1863-72 7. McKhann et al. 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