Materiale protetto da copyright. Non fotocopiare o distribuire elettronicamente senza l’autorizzazione scritta dell’editore. organizzazione e formazione 41 emergency care journal em er ge nc y ca re jo ur na l - o rg an iz za zi on e, cl in ic a, ric er ca • A nn o II n um er o V I • D ic em br e 20 06 • w w w .e cj .it «Occorre sempre un po’ di caos, perché possa nascere una stella danzante». (F. Nietzsche) Premessa Scopo del presente contributo è quello di offrire, in una prima parte, la presente, qualche spunto utile a “pensa- re” la metafora dell’auto organizzazione, che contiene im- portanti riflessi epistemologici sul modo di rappresen- tare il funzionamento dei sistemi complessi a ogni livel- lo: biologico, sociologico, psicologico e organizzativo. In una seconda parte, che sarà elaborata in un succes- sivo contributo, si esamineranno e approfondiranno le applicazioni, le ricadute concrete e i vantaggi ope- rativi che possono derivare dal guardare al Pronto Soccorso come luogo entro il quale sia possibile as- secondare processi di auto organizzazione. Come guardare con fiducia alla complessità crescente delle organizzazioni Il punto di partenza è il seguente: come “guardare” e pensare in modo diverso e tendenzialmente fiducioso alla complessità crescente del Pronto Soccorso. Infatti, tra i diversi “sistemi organizzativi”, che sono oggi attra- versati da livelli sempre più elevati di turbolenza e d’in- stabilità, oltre che da flussi poco prevedibili di caos e di confusione, il Pronto Soccorso, e la medicina d’urgen- za in generale, sembrano rappresentare un esempio quasi paradigmatico. Non insisto su questo punto che è noto, evidente e quotidianamente sperimentato da tutti gli addetti ai lavori. Ora, per “pensare”, rappresen- tare e gestire la complessità sono state prodotte diver- se ipotesi, con il loro seguito di strumenti. Per sviluppare queste riflessioni riprendo e sviluppo qui un accenno troppo sintetico, fatto in un precedente ar- ticolo che richiamava l’importanza di “assecondare” processi di auto organizzazione1. Cercherò quindi ora di esplicitare e argomentare in modo più approfondito tale metafora e ipotesi euristica, partendo dalla sua de- clinazione, così come risulta dallo sviluppo di alcune correnti delle scienze biologiche ed evolutive. Ipotesi per una nuova razionalità più “comprensiva” La prospettiva più generale dalla quale partirò è la seguente: interrogare e problematizzare il modo pre- Il Pronto Soccorso tra processi di auto organizzazione e di workplace learning Eusebio Balocco Consulente di Organizzazione e Formatore di orientamento psico-socio-analitico. Consulente per la formazione dei Tutor presso la II Facoltà del Politecnico di Torino (Vercelli) SINTESI Questa prima parte, cui seguirà una seconda parte, esplora al- cuni aspetti dell’importanza del concetto di auto organizzazio- ne nel contesto della biologia evolutiva. Ne emerge un concet- to fecondo di conseguenze, non solo a livello epistemologico, ma anche organizzativo, che saranno focalizzate successiva- mente. Qui se ne illustrano solo alcuni aspetti con lo scopo di far emergere la grande variabilità e complessità che caratte- rizza tutti i processi evolutivi allo stato nascente, la loro ine- vitabile vicinanza al caos, che è però ricco di potenzialità e di prospettive evolutive. Si evidenzia il rischio di rigidità e unifor- mità che caratterizza alcune tendenze di pensiero piuttosto diffuse, che non valorizzano quei punti e momenti di oscilla- zione instabile dai quali poi scaturiscono spesso creazioni e creature nuove. Materiale protetto da copyright. Non fotocopiare o distribuire elettronicamente senza l’autorizzazione scritta dell’editore. organizzazione e formazione 42 em er ge nc y ca re jo ur na l - o rg an iz za zi on e, cl in ic a, ric er ca • A nn o II n um er o V I • D ic em br e 20 06 • w w w .e cj .it valente con cui si pone la razionalità occidentale di fronte alla complessità. Il riferimento è a quella razio- nalità filosofica, scientifica e tecnica che si è affermata con l’Illuminismo, il positivismo e lo scientismo do- minante, che hanno prodotto, spesso in modo non consapevole, una progressiva emarginazione di pa- radigmi alternativi o diversi e delle radici non sempre razionali delle scienze. Si tratta cioè di quella che è quasi sempre considerata la razionalità tout court e che ha cercato e cerca di fronteggiare e di “addome- sticare” la complessità, il caos e la confusione. L’orientamento di fondo e produttivo di tale raziona- lità è stato quello di “costruire modelli” forti di spie- gazione e di controllo. Ora, la classe dei modelli di- sponibili, che sono spesso modelli vincenti, ai quali si ricorre abitualmente, rischia, paradossalmente, d’intensificare in modo pervasivo e ricorsivo le coor- dinate fondamentali di una razionalità “logica” di ti- po cartesiano, che procede linearmente, per idee chiare e distinte, quasi sempre caratterizzate da rigi- dità intrinseca e da scarsa attenzione alle zone d’om- bra che insistono sugli oggetti analizzati. Senza tra- scurare che, quasi sempre e in modo più o meno con- sapevole, il caos e la confusione sono anche di fatto espulsi, in quanto evocano il “negativo”, rappresenta- to come ciò che è, per definizione, da eliminare. Ci- to, ma è solo un esempio, i diversi tentativi di intro- durre “procedure” di qualità in diversi contesti. Ten- tativi che si scontrano poi quasi sempre con un’inten- sificazione dei controlli burocratici e il rischio con- seguente di aumentare gli adempimenti cartacei e for- mali e di irrigidire il sistema. In quest’articolo cercherò di mostrare che nelle con- dizioni attuali l’instabilità, il caos, la confusione, l’ac- celerazione costante di quasi tutti i processi, a certe condizioni, che saranno sinteticamente evocati, so- no nello stesso tempo sfide e risorse importanti, per attivare processi di conoscenza e di pensiero più coe- renti con la realtà stessa. Come emerge il concetto di auto organizzazione Gli ultimi decenni del XX secolo hanno visto emerge- re gradualmente una nuova rivoluzione scientifica. Al- la sua base sta la scoperta di un ordine che regola in profondità i sistemi più complessi e apparentemente caotici, dalle origini della vita agli andamenti dell’eco- nomia. Stuart Kaufman, biologo, membro dell’Istitu- to di Santa Fe, in California, in un suo testo famo- so2, che rappresenta però solo una tappa nel suo cammino di ricerca, afferma che Darwin, pur non avendo avuto torto, ha colto solo una parte della ve- rità. La selezione naturale non è l’unica forza respon- sabile dell’ordine che vediamo intorno a noi. Sostie- ne inoltre che il punto di vista della “spinta unica” sia inadeguato, in quanto non tiene conto della pos- sibilità che sistemi semplici e complessi siano più spontaneamente ordinati. Ciò che stiamo scoprendo – afferma sempre Kaufman – è che l’ordine è in gra- do di sorgere spontaneamente in situazioni insospet- tate e che l’auto-organizzazione è di fatto uno dei grandi principi che regolano la natura. Lo sviluppo del pensiero occidentale, da Copernico ai nostri giorni, racconta la storia di vari “sfratti” dal- l’universo. Ricordo che già Freud riconosceva, ag- giungendovi la psicanalisi, che erano state inferte, dallo sviluppo delle diverse scienze, alcune profon- de ferite narcisistiche all’orgoglio umano. In ordine: la prima ferita risale a Newton, che ha dimostrato che poche leggi meccaniche possono dar ragione dell’or- dinato movimento degli astri; la seconda a Darwin, il quale ne L’origine delle specie (1859) dimostra come l’uomo non sia il centro dell’universo e neppure il gradino più alto della Creazione e che quindi non è più nella posizione privilegiata di invitato d’onore, colui per il quale la festa era stata organizzata. Poi la psicanalisi, appunto, dimostra che l’uomo non è “pa- drone” a casa sua, in quanto determinato anche da meccanismi inconsci molto potenti. Non passano neppure cento anni da Darwin, ed ecco che con la scoperta della molecola depositaria del programma genetico (il DNA), perfino la vita stessa sembra ap- parire come un puro accidente, non impossibile, ma incommensurabilmente improbabile. Così, allonta- nato Dio, non solo l’uomo, anche la vita tout court non sarebbe di casa in questo mondo, forse ospite acci- dentale, più ignorata che tollerata. Ma è possibile che l’ordine, la complessità e la bellezza del mondo viven- te siano stati raggiunti in quattro miliardi di anni uni- camente grazie alla “selezione naturale”, ovvero gra- zie alla fissazione necessaria di improbabili eventi ca- suali? O c’è sotto qualcos’altro? Kaufman ha qualche dubbio su questo percorso troppo “lineare”. L’in- fluenza dell’ordine spontaneo è enormemente maggio- re di quanto si poteva supporre fino a trent’anni fa. L’auto organizzazione è forse un grande, ma ancora incompreso principio della natura. Kaufman sostiene inoltre che la complessità stessa è alla base dell’auto organizzazione e dell’ordine che osserviamo nella na- tura; ordine che, per questo motivo, egli chiama “gra- tuito”. In particolare, per quanto riguarda l’origine della vita, egli fornisce evidenze biochimiche e me- tafore cibernetiche che inducono a pensare la vita nell’universo come un fenomeno non solo probabi- le, ma addirittura atteso. Entrando più nei dettagli, Kaufman analizza il nu- mero di interazioni fra i diversi elementi dei sistemi complessi (siano essi molecole od organismi) e dimo- Materiale protetto da copyright. Non fotocopiare o distribuire elettronicamente senza l’autorizzazione scritta dell’editore. organizzazione e formazione 43 em er ge nc y ca re jo ur na l - o rg an iz za zi on e, cl in ic a, ric er ca • A nn o II n um er o V I • D ic em br e 20 06 • w w w .e cj .it stra che se i sistemi troppo ordinati sono destinati a chiudersi in cicli “metabolici” troppo semplici, a “con- gelare” e a estinguersi, i sistemi caotici non riescono mai a fissarsi in cicli “metabolici” di durata ottimale, con un grado di stabilità tale da permetterne l’evolu- zione. Ma, e qui sta la gran sorpresa, i sistemi al confi- ne fra i due, ovvero i sistemi alla soglia del caos, presen- tano versatilità e proprietà omeostatiche ottimali, qua- si come se fossero preordinati come per afferrare le mi- gliori opportunità evolutive. Kaufman pensa quindi che ci possa essere un lega- me essenziale fra l’auto organizzazione e la selezio- ne: l’auto organizzazione può essere la precondizione della stessa capacità di evolvere, in altre parole solo quei sistemi che sono in grado di organizzarsi spon- taneamente possono essere capaci di evolvere in se- guito. Alcuni aspetti del pensiero di Kaufman richie- derebbero ben altro livello di approfondimento criti- co. Per esempio meriterebbe una discussione molto più estesa il concetto molto complesso di ex aptation (es - attamento) che è introdotto da J. Gould3 oltre che ad aptation (ad - attamento), per il quale si rinvia a una presentazione critica molto aggiornata: «Exap- tation è il compimento del pluralismo evolutivo che a nostro avviso trasforma radicalmente la nostra im- magine del progresso. Nega l’idea che la nostra evo- luzione sia un progresso lineare. Il tema del progresso è messo pesantemente in discussione da quest’im- magine. Nega il fatto che le strutture che noi vediamo oggi siano un’ottimizzazione delle strutture funziona- li. Nell’exaptation, secondo il pluralismo evolutivo, le funzioni sono sempre sub-ottimali, sono cioè sem- pre un po’ imperfette. Anzi il segno che c’è stata evo- luzione, come aveva già detto Darwin, è qualche co- sa di imperfetto, non qualche cosa che ha funziona- to. Dice Gould: “L’imperfezione è il segno della sto- ria, non la perfezione”»4,5. La selezione naturale è senza dubbio una forza poten- te nell’evoluzione, e svolgerebbe quindi, secondo Kaufman, la sua azione in un secondo momento, eli- minando quelle variazioni del sistema auto organiz- zato o troppo ordinate o troppo caotiche, portando così il sistema il più possibile vicino alla soglia del caos. Pertanto, l’ordine degli organismi è “naturale” ed evolve alla soglia del caos anche in virtù delle leggi dell’auto organizzazione; e quindi non è soltanto “un inatteso trionfo della selezione naturale”. Se questo punto di vista risultasse anche solo più rispondente alla realtà, noi dovremmo ripensare l’intera teoria evolutiva in quanto fra le cause dell’ordine della bio- sfera si dovrà includere sia la selezione naturale sia l’auto organizzazione. Questo messaggio eretico, ine- vitabilmente critico nei confronti delle principali cor- renti di pensiero scientifico, contiene sfide epistemo- logiche di notevole spessore. Se Kaufman avesse ra- gione, quest’ordine spontaneo, sottostante la natura, certo in seguito rifinito dalla selezione naturale, ci ri- porterebbe a casa nell’universo con nuova dignità: la vita sarebbe nella logica dell’universo, in un certo senso sarebbe attesa. È abbastanza evidente come quest’ipotesi dell’auto organizzazione si collochi non lontano dalla teoria che ebbe gran successo di J. Mo- nod6 che sosteneva trattarsi di un evento assoluta- mente improbabile. Saremmo di nuovo a casa in un senso nuovo e antico nello stesso tempo: non più macchine costruite ciecamente dai nostri geni impro- babili, ma esseri auto coscienti, oggettivazioni di quella “volontà” di esistere che, senza alcun fine pre- stabilito, misteriosamente respira nell’universo. Ma nello stesso tempo è distante dalle polemiche più re- centi su l’ID (Intelligent Design) che reintrodurrebbe un Principio ordinatore superiore7. Si tratta di esplicitare un punto: per cogliere tutta la complessità epistemologica sottesa ai rapidi cenni oc- corre riferirsi alla più estesa e aggiornata introduzio- ne e presentazione in lingua italiana del dibattito filo- sofico attuale sulla biologia evoluzionista. Qui sono ampiamente dibattuti temi che sostanziano da diver- si punti di vista le ipotesi di Kaufman, orientate a una visione anti-riduzionista, pluralista e strutturalista. Due convergenze significative Ricordo che l’approccio epistemologico qui persegui- to è quello di partire dai dati che emergono in modo ricco e meraviglioso dalla ricerca con lo scopo di “preparare il terreno” per poi arrivare a costruire for- mulazioni linguistiche e metaforiche, possibili tra- duzioni ed eventuali aperture su territori analogica- mente connessi, come appunto l’organizzazione del Pronto Soccorso. Passo quindi dalla ricerca biologica a quella più spe- cificamente biomedica, e in particolare a quella sul cancro. Ameisen, uno dei più grandi studiosi a livel- lo mondiale, ha sintetizzato e proposto, negli ultimi anni, una teoria affascinante e intrigante sull’apoptosi o “suicidio cellulare”. L’Autore8 con un linguaggio complesso ed elegante, e nello stesso tempo consape- vole delle possibili conseguenze, tratteggia una vi- sione che si presta a diverse letture epistemologiche e “analogiche”: con il termine “analogia” qui s’inten- de la funzione del pensiero che presidia il passaggio da un ordine all’altro dei diversi livelli di realtà e ne verifica una particolare comprensione e fondatezza. Si tratta, per dire la stessa cosa in altro modo, di una “traduzione”, in altri ambiti del sapere, di ciò che qui è detto del sistema immunitario e della vita delle cel- lule. Ora questa traduzione è di fatto tentata dall’au- tore nelle pagine conclusive del suo testo. Qui, par- Materiale protetto da copyright. 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Ricordo ora un Autore italiano che si cimenta in mo- do originale con il tema della ricerca genetica e cerca di esplorarne il senso, rispetto alla complessità co- noscitiva e al superamento di paradigmi epistemolo- gici targati e datati, è Marcello Buiatti. In un suo libro9 riprende il tema del “disordine” cercando di smonta- re in termini scientifici molti luoghi comuni che in- terpretano in modo deterministico le presunte rigi- dità dei meccanismi biologici. Che invece si caratte- rizzano per plasticità, flessibilità e grand’apertura al- la variabilità. È evidente che gli approfondimenti e le sfumature richieste sarebbero enormi. Una prima conclusione: alcune conseguenze sulle rappresentazioni dell’organizzazione Concludiamo con una premessa che prefigura come la metafora di auto organizzazione possa influenzare in modo produttivo le rappresentazioni correnti del- le organizzazioni, comprese quelle sanitarie10. Parto dal processo crescente di “omogeneizzazione” dei linguaggi, che si accompagna a un relativo impoveri- mento degli stessi, spesso con il tentativo implicito di negare le diversità emergenti. Si tratta di una tenden- za intrinseca all’ordine razionale che cerca di gover- nare i processi conoscitivi e organizzativi. Ma, per fortuna, c’è anche una crisi della razionalità, intesa nel senso sopra delineato, e di cui si scrisse molto agli ini- zi degli anni Ottanta11 che sembra produrre in questo caso alcuni vantaggi, connessi alle ipotesi e alle evi- denze scientifiche sempre più raffinate, che invitano a pensare diversamente gli oggetti mentali e quelli or- ganizzativi. Moltiplicare quindi gli approcci e i punti di vista significa poter “vedere” cose che non si ve- dono con il linguaggio abituale, soprattutto se spo- gliato di ogni variabile locale. Su questo tema, che si riconnette filosoficamente a quanto esplorato nel presente articolo, è uscito un numero di Aut aut12 dedicato alle “retoriche del ma- nagement”. In esso, per esempio, si discutono, tra l’altro, alcuni effetti non pensati e non previsti del- l’utilizzo – per altro molto diffuso – di Powerpoint nel- le presentazioni aziendali e nei congressi. Ora è evi- dente che rispetto alle retoriche che focalizzano – in modo a volte consapevolmente e strumentalmente distorto – solo alcuni aspetti della realtà organizzati- va, occorre produrre pensieri che ne focalizzino altri in modo più “benevolo”13. Bibliografia 1. Balocco E. Formazione, organizzazione e sensemaking: alcune ipo- tesi d’intervento. Emergency Care Journal 2006; 1: 22-25. 2. Kaufman S. A casa nell’universo. Le leggi del caos e della complessità. Editori Riuniti, Roma, 2001. 3. Gould SJ, Lewontin RC. I Pennacchi di S. Marco e il paradigma di Pangloss. Micromega 2006; 1: 77-100. 4. Pievani T. Introduzione alla filosofia della biologia. Laterza, Bari, 2005. 5. Pievani T. Exaptation: la biologia dell’imprevedibile. Un approccio co- struttivista all’idea di adattamento. In: Barbetta P, Capararo M, Pie- vani T. Sotto il velo della normalità. I. Per una teoria alternativa dei sistemi di cura della mente. Meltemi, Roma, 2004. 6. Monod J. Il caso e la necessità. Mondadori, Milano, 1970. 7. Pievani T. L’evoluzione rapsodica. In: Naviculae, http://www.pluri- versitas.it (ultimo accesso 10 novembre 2006). 8. Ameisen JC. Al cuore della vita. Il suicidio cellulare e la morte creatri- ce. Feltrinelli, Milano, 2002. 9. Buiatti M. Il benevolo disordine della natura. La diversità dei viventi fra scienza e società. UTET, Torino, 2004. 10. Pievani T, Varchetta G. Il management dell’unicità. Organizzazione, evoluzione formazione. Guerini e Associati, Milano, 1999. 11. Gargani AG (a cura di). La crisi della ragione. Einaudi, Torino, 1978. 12. Scibilia G. Punto di potere. Le retoriche della presentazione azien- dale. Aut aut 2005; 326: 37-45. 13. Vassallo N (a cura di). Filosofie della Scienza. Einaudi, Torino, 2003. ABSTRACT This, first part, which it will follow from a second part, ex- plores some aspects of the autorganization concept importan- ce in the context of Biology evolutionary. A concept of fecund consequences emerges from it, not only about epistemological level, but also organizational, that we’ll be focused on the next time. Here, we consider only a part of aspects to make to emerge the great variability and complexity that characteri- zes all evolutionary processes to the rising state, their una- voidable vicinity to the chaos, that it is rich of potentiality and evolutionary perspectives. It is evident the risk of rigidi- ty and uniformity that characterizes some rather diffuse thou- ght’s tendencies, tendencies that do not value those points and moments of unstable oscillation from which then come often new creations and creatures.