29Farmeconomia e percorsi terapeutici 2002; 3 (1) © SEEd Tutti i diritti riservati Efficienza tecnologica e produttiva delle strutture trasfusionali in Italia Dante Cornago, Livio Garattini INTRODUZIONE Le modalità di raccolta e produzione di san- gue ed emoderivati sono soggetto di attualità in tutti i Paesi sviluppati, a causa delle implica- zioni sanitarie ed economiche, dirette e indiret- te (tipicamente gli indennizzi per il danno biolo- gico a trasfusi derivante dalla somministrazione di sangue e suoi derivati) collegate alle scelte di politica sanitaria in tale settore. Il “mercato del sangue” può essere consi- derato emblematico, per le sue caratteristiche intrinseche, di quanto sia opportuno affronta- re contestualmente gli aspetti sanitari, econo- mici ed etici. Sotto il profilo economico, data per sconta- ta la necessità di avere a disposizione sangue ed emoderivati il più possibile sicuri (anche per evitare le ripercussioni economiche indirette, sopraccitate, a carico delle autorità pubbliche), sembra auspicabile raggiungere livelli dimen- sionali di una certa entità nelle strutture CESAV, Centro di Eco- nomia Sanitaria, Istitu- to di Ricerche Farmacologiche “Ma- rio Negri”, Ranica (BG) ABSTRACT In all the developed countries the methods of blood collection and production are relevant subjects for the pharmacoeconomics studies, because of their health and economic implications related to the health policies in this area. The “blood market” rappresents an area where the sanitary items, the economic items and also the ethic items must be broached at the same time; therefore it can be considered emblematic. By this situation arises Progetto CO.R.SA. (COsti Raccolta SAngue), a project for estimating productivity and cost for a representive sample of italian trasfusional structure (ST). The study is supported by Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia (SIMTI). In Italy there are about 380 ST, but only 30 ST resulted suitable for the study. The analysis investigates six rates concerning: a) wastes; b) technological efficiency; c) personnel productivity. The present work describes only the informations on ST organization and production, delaying the results about costs to a specific further report. Farmeconomia e percorsi terapeutici 2002; 3 (1): 28-35 trasfusionali, al fine di conseguire economie di scala accettabili a livello “produttivo”: analo- gamente a quanto accade oramai un po’ in tutti i settori merceologici, anche nel pur peculiare settore della sanità la ricerca di economie di scala produttive sembra essere ormai una ne- cessità inevitabile. Vista l’assenza di dati in letteratura che pos- sano in qualche modo fornire una risposta a tale problematica, è emersa l’esigenza di proce- dere alla stima della produttività e dei costi per tipologia di prestazione su un campione di Strut- ture Trasfusionali (ST) italiane. Da tale esigen- za nasce l’idea del Progetto CO.R.SA. (COsti Raccolta SAngue), condotto con il patrocinio scientifico della Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia (SIMTI). Del suddetto progetto, qui verranno presenta- te solamente le informazioni di natura organizzativa e produttiva, rimandando la pre- sentazione delle stime dei costi a un’ulteriore pubblicazione specifica. ANALISI ECONOMICA 30 Farmeconomia e percorsi terapeutici 2002; 3 (1)© SEEd Tutti i diritti riservati MERCATO DEL SANGUE In Italia esistono circa 380 ST, suddivise fra Servizi di Immunoematologia e Trasfusione (SIT), Centri Trasfusionali (CT) e Unità di Rac- colta (UR), ubicate per lo più all’interno delle Aziende Ospedaliere (1); le sole altre istituzioni che possono provvedere alla raccolta di san- gue sono la Croce Rossa Italiana e le associa- zioni di donatori volontari, fra le quali l’AVIS risulta l’unica di rilievo nazionale. I SIT sono servizi ospedalieri che operano in bacini di utenza superiori a 400.000 abitanti, con una densità minima di uno per provincia. I CT sono strutture ospedaliere che possono essere costituite ad integrazione dei SIT, laddove il bacino di utenza di questi ultimi su- perino di gran lunga i 400.000 abitanti. Laddove presenti, essi operano in bacini di utenza di al- meno 150.000 abitanti e svolgono compiti mol- to simili a quelli di un SIT. Le UR sono struttu- re, fisse o mobili, finalizzate alla raccolta di san- gue intero e plasma; esse dipendono, sotto il profilo tecnico e organizzativo, dal SIT del ter- ritorio di competenza o, laddove presente, dal rispettivo CT. Il numero delle ST esistenti in Italia è molto più elevato rispetto a quello di altri Paesi euro- pei con popolazione simile, quali Francia e Gran Bretagna (1); tuttavia, va osservato che in Ita- lia sia i SIT che i CT svolgono, oltre all’attività di raccolta propriamente detta, anche attività di Medicina Trasfusionale, svolta in altri servizi ospedalieri nei Paesi europei con minor nume- ro di ST. Le ST possono decidere di raccogliere il “sangue” al proprio interno oppure di acqui- starlo dalle associazioni di donatori sulla base di tariffe nazionali stabilite da un apposito de- creto legge (D.L. 5/11/1996). I donatori iscritti alle associazioni di volontari si definiscono “abi- tudinari”, mentre quelli che non aderiscono a nessuna delle suddette associazioni vengono definiti “occasionali”, in quanto non garanti- scono periodicità e continuità nelle donazioni. Quando ci si riferisce genericamente al “san- gue”, si considera sia il sangue intero per sepa- razione (dal quale si ottengono con un proces- so di lavorazione gli emocomponenti, ossia glo- buli rossi, piastrine e plasma), sia la raccolta diretta degli emocomponenti tramite un proces- so “ad hoc” (definito di aferesi). La separazione degli emocomponenti par- tendo dal sangue intero si ottiene mediante un processo di stratificazione, a seguito di centrifugazione, collegato al diverso peso spe- cifico delle componenti, utilizzando sacche col- legate fra loro in serie da un sistema chiuso; il difetto principale di tale lavorazione è che la precisione non è elevatissima, generando scar- ti notevoli. La separazione si rende necessaria sia in virtù del diverso utilizzo clinico delle compo- nenti, sia perché le stesse hanno modalità di conservazione e durata differenti fra loro (ad esempio, le piastrine devono essere separate entro poche ore dal prelievo e conservate, sem- pre in movimento, per pochi giorni a una tem- peratura prossima ai 4°C, mentre i globuli rossi possono essere conservati a 20°C per un peri- odo massimo di circa 40 giorni). L’aferesi è una modalità di raccolta che, uti- lizzando lo stesso principio di una centrifuga che fa precipitare le componenti a peso specifi- co più alto, permette di estrarre solo l’emocomponente che interessa attraverso at- trezzature specifiche, rifondendo direttamente nel donatore quelli non richiesti. Ciascuna ST organizza e gestisce l’attività in modo molto differente, rendendo ogni strut- tura una realtà pressoché a sé stante; inoltre, la medicina trasfusionale è stata oggetto di un processo di trasformazione e rinnovamento pro- fondo, tuttora in rapida evoluzione, che ha vi- sto il passaggio da una fase di semplice raccol- ta, conservazione e distribuzione del sangue e degli emoderivati a quella di esecuzione di mol- te altre procedure. Tutto ciò ha reso necessario un isolamento dell’”attività tipica” delle ST e una classificazione funzionale di tale “core activity” in tre categorie: 1. Raccolta: afferisce a quest’area la sola atti- vità di raccolta sangue operata direttamen- te dalla ST e finalizzata all’ottenimento di unità di sangue intero, piastrine e plasma da aferesi. 2. Validazione: in quest’area è stata inclusa l’attività di esecuzione dei test diagnostici su tutte le unità di output che li richiedono (cioè tutte le unità di sangue raccolte diret- tamente dalla ST, più quelle acquistate an- cora da validare). 3. Separazione: questa categoria comprende l’attività di separazione di tutto il sangue “intero” (cioè, oltre alle unità raccolte diret- tamente dalla ST, quelle acquistate), finaliz- zata principalmente all’ottenimento dei con- centrati di globuli rossi, ma anche di piastri- ne e plasma da separazione. METODOLOGIA Alla selezione del campione di ST da inclu- dere nello studio, si è giunti attraverso due fasi consecutive di “campionamento”, ciascuna mirata al conseguimento di un risultato propedeutico alla successiva e strumentale al raggiungimento dell’obiettivo finale della ricer- Efficienza tecnologica e produttiva delle strutture trasfusionali in Italia 31Farmeconomia e percorsi terapeutici 2002; 3 (1) © SEEd Tutti i diritti riservati ca (cioè la stima dei costi delle ST). La strategia adottata è stata quella di coinvolgere poten- zialmente tutte le strutture dotate dei requisiti minimi di partecipazione, definiti in modo sem- pre più mirato, ma evitando qualsiasi criterio di selezione aprioristica dei partecipanti. In altri termini, è stata concessa l’opportunità a tutte le ST aderenti alla SIMTI di partecipare in modo spontaneo e volontario al progetto. Inoltre, al fine di poter valutare la significatività del campione in base alla dimen- sione delle ST, queste ultime sono state rag- gruppate in tre categorie sulla base del perso- nale complessivamente occupato, espresso in termini di “operatori equivalenti” (cioè di nu- mero di dipendenti “ricalcolati” a tempo pie- no): - strutture piccole (meno di 12 operatori equi- valenti); - strutture medie (fra 12 e 40 operatori equi- valenti); - strutture grandi (più di 40 operatori equiva- lenti). Gli intervalli di confidenza per gli indici sono stati calcolati al 95%. Per poter valutare l’esistenza di correlazioni fra gli indici calcolati (produttività, sprechi e efficienza tecnologica) e la dimensione delle ST misurata in termini di numero di operatori equi- valenti, è stata effettuata un’analisi di correla- zione semplice su ciascuno di questi indici (2). In particolare, tale analisi è stata condotta sen- za ricorrere a ulteriori trasformazioni delle va- riabili, avendo tutti gli indici evidenziato una distribuzione sufficientemente normale. Le ST sono state raggruppate anche in due categorie a seconda della loro collocazione geografica (Nord e Centro-Sud), per valutare l’esistenza di eventuali differenze statisticamen- te significative nell’ambito dei suddetti indici; a tale proposito, è stata condotta un’analisi della varianza (ANOVA). FASE 1 La prima fase ha previsto l’invio a tutte le 380 ST iscritte alla SIMTI di un questionario “anagrafico” finalizzato a testare la volontà di partecipare al progetto, unitamente alla verifica della presenza del primo requisito formale di partecipazione: la disponibilità di un sistema di controllo di gestione da cui trarre le informazio- ni necessarie per calcolare successivamente i costi per tipologia di prestazione. L’analisi dei 116 questionari restituiti ha portato all’individuazione di 76 strutture dota- te dei requisiti di carattere contabile indispen- sabili ai fini della partecipazione allo studio. Tali strutture sono risultate così distribuite sul ter- ritorio nazionale: 43 al nord, 19 al centro e 14 al sud. Le 76 ST sono state riclassificate, in base alla dimensione, in 20 strutture piccole, 48 me- die e 8 grandi. Per quanto riguarda la distribu- zione dimensionale delle strutture sotto il pro- filo geografico, è stato rilevato che 7 delle 8 strutture grandi erano localizzate al nord (la struttura rimanente si trovava al sud); delle 48 strutture di medie dimensioni, 26 erano localiz- zate al nord, 12 al centro e 10 al sud. Infine, le 20 strutture di piccole dimensioni sono risultate così distribuite: 10 al nord, 7 al centro e 3 al sud. Considerando autosufficienti quelle strutture che effettuano un numero di prelievi almeno pari al numero di unità di sangue utilizzate, il 72% circa delle strutture in analisi si è dichiara- to autosufficiente, mentre il restante 28% ricor- re all'acquisto da associazioni di donatori vo- lontari oppure da altre ST. Essendo stato il campione così ottenuto giudicato rappresentativo della realtà del siste- ma trasfusionale italiano, è stato inviato un se- condo questionario a tutti i responsabili delle 76 strutture ritenute potenzialmente idonee ad accedere alla seconda fase del progetto CO.R.SA. FASE 2 La seconda fase è stata mirata alla raccolta di tutte le informazioni di carattere organizzativo e gestionale indispensabili per approfondire i livelli di produttività di ciascuna ST rispetto ai servizi prestati. In particolare, sono state for- mulate domande specifiche per comprendere la produttività totale annua della struttura suddi- visa per tipologia di prestazione, la destinazio- ne di tutte le unità prodotte (utilizzi, cessioni e eliminazioni per diverse cause), la dotazione di apparecchiature della struttura e il personale ivi impiegato, con la stima dei carichi di lavoro nelle diverse attività svolte. Dei 76 questionari inviati in questa fase, ne sono pervenuti 45 compilati; di questi, peral- tro, solamente 30 hanno risposto in modo com- pleto ed esauriente. Le 30 strutture selezionate sono risultate così distribuite sul territorio nazionale: 19 al nord, 6 al centro e 5 al sud; sotto il profilo di- mensionale, 18 sono risultate piccole, 11 medie e 1 grande. Per poter procedere nell’analisi statistica, l’unica ST di grandi dimensioni è stata aggre- gata a quelle medie e le cinque ST del sud sono state compattate con quelle del centro per for- mare l’aera centro-sud. Combinando il criterio geografico con quello dimensionale alla luce della riclassificazione di cui sopra, è risultato che, delle 12 strutture me- D. Cornago, L. Garattini 32 Farmeconomia e percorsi terapeutici 2002; 3 (1)© SEEd Tutti i diritti riservati die, 10 sono localizzate al nord e 2 al centro- sud, mentre le 18 strutture di piccole dimensio- ni sono equamente ripartite fra nord e centro- sud (Figura 1). Si è ritenuto che anche il campione emerso dalla seconda fase, seppur geograficamente un po’ sbilanciato per quanto riguarda le ST di mag- giori dimensioni, potesse ancora essere consi- derato rappresentativo della realtà del sistema trasfusionale italiano. L’analisi è consistita nel calcolo di alcuni in- dici per valutare gli sprechi, l’efficienza tecnolo- gica e la produttività del lavoro. Di seguito, vie- ne riportato sinteticamente il significato di cia- scun indice utilizzato nell’analisi e la conseguente interpretazione relativa al suo andamento. - Indice sprechi: è il rapporto fra il totale de- gli output eliminati (ponderati per i valori delle relative tariffe) e il totale degli output prodotti (sempre ponderati per i valori delle relative tariffe). Il risultato di tale calcolo è valutato come “proxy” della percentuale degli sprechi sulla produttività totale. - Indice A 1 di efficienza tecnologica: è il rap- porto fra il numero di sacche di sangue in- tero separate e il numero di centrifughe uti- lizzate all’interno della ST; tanto più alto ri- sulta tale valore, migliore dovrebbe essere l’efficienza della struttura, in quanto indi- catore di utilizzo più intensivo di ciascuna apparecchiatura. - Indice A 2 di efficienza tecnologica: è il rap- porto fra il numero di unità di aferesi raccol- te direttamente dalla struttura e il numero di apparecchiature per aferesi utilizzate nei pre- lievi; anche in questo caso, un valore ele- vato dell’indice mostra un maggiore nume- ro di prelievi per apparecchiatura e, quindi, un’efficienza superiore della struttura stes- sa. - Indice B 1 di produttività del personale: è il rapporto fra il tempo totale dedicato dal per- sonale della struttura addetto all’attività di raccolta diretta del sangue (sia per quello intero sia per le aferesi) e il quantitativo com- plessivo di unità raccolte direttamente dal- la ST. In questo caso, però, una maggior efficienza è associata a un valore inferiore, rappresentando tale indicatore il tempo medio impiegato per la lavorazione di una unità di output. - Indice B 2 di produttività del personale: è il rapporto fra il tempo totale dedicato dal per- sonale della struttura addetto all’attività di separazione del sangue intero acquisito (sia quello raccolto direttamente, sia quello ac- quistato ancora da separare) e il quantitativo complessivo di unità separate dalla ST. Anche in questo caso, analogamente all’in- dicatore precedente, una maggiore efficienza è associata a un valore inferiore. - Indice B 3 di produttività del personale: è il rapporto fra il tempo totale dedicato dal per- sonale della struttura addetto all’attività di validazione delle unità acquisite non anco- ra validate (sia per le unità di sangue intero e di aferesi raccolte direttamente dalla ST, sia per quelle acquistate da validare) e il quantitativo complessivo di unità validate dalla ST. Anche in questo caso una mag- giore efficienza è associata a un valore infe- riore. RISULTATI La Tabella 1 mostra gli indicatori di sprechi, efficienza tecnologica e produttività delle ST, classificate per dimensione e ordine di gran- dezza in termini di efficienza crescente. La media dell’indice degli sprechi è risulta- ta pari a 3,9%, con un intervallo di confidenza pari a 3,1%-4,8%. Il volume degli sprechi varia in modo sensibile fra le varie ST, attestandosi solo in cinque casi sotto il 2%. L’analisi stati- stica non ha mostrato alcuna correlazione si- gnificativa fra il volume degli sprechi e la di- mensione della ST (R2=0,007 con p<0,05). Tale indipendenza appare abbastanza logica, visto che gli sprechi dovrebbero essere collegati, più che alla produttività, a cause tecniche (rottura di sacche, guasti ai sistemi di conservazione, ecc.) e sanitarie (ad esempio, il non superamento dei test obbligatori per legge) o logistiche (man- cato utilizzo prima della scadenza). In altri ter- mini, più che alla produttività, gli sprechi do- vrebbero essere legati alla gestione e organiz- Figura 1 Distribuzione dimensionale del compione di ST analizzato per area geografica Efficienza tecnologica e produttiva delle strutture trasfusionali in Italia 33Farmeconomia e percorsi terapeutici 2002; 3 (1) © SEEd Tutti i diritti riservati enoisnemiD aerA acifargoeg ecidnI ihcerps )ecidni.n( idecidnI azneiciffeni acincet )ecidni.n( AecidnI 2 azneiciffe acincet )ecidni.n( BecidnI 1 àtivittudorp )ecidni.n( BecidnI 2 àtivittudorp )ecidni.n( BecidnI 3 àtivittudorp )ecidni.n( P S-C 2,362 7,73 6,9 6,681 9,402 0,781 P S-C 0,412 5,04 9,31 5,751 9,071 8,381 P N 7,631 2,84 4,83 7,49 8,131 5,261 P S-C 3,531 1,15 9,44 6,39 6,131 3,641 P S-C 3,131 1,15 1,35 5,09 7,221 8,021 P N 9,411 2,25 9,35 2,28 4,87 5,201 P S-C 0,501 3,06 7,55 4,67 7,07 1,69 P S-C 8,101 9,06 3,06 3,67 5,26 3,76 P S-C 6,39 0,26 3,56 0,47 8,16 0,06 P N 3,96 1,26 4,17 1,17 4,75 4,65 P S-C 9,76 9,87 9,87 5,66 9,45 4,65 P N 6,76 2,201 4,29 4,56 1,45 4,84 P N 9,46 3,401 4,79 0,56 9,15 3,74 P N 5,16 7,501 3,411 0,95 0,15 3,54 P N 0,94 4,031 8,621 5,75 5,34 7,44 P S-C 6,93 7,041 4,821 2,34 7,24 6,44 P N 2,13 8,081 6,341 9,24 0,12 8,13 P N 1,52 9,881 7,151 7,53 9,31 0,52 PaideM 8,77 4,89 6,68 9,97 2,97 8,48 G-M N 6,152 3,53 6,3 5,343 9,386 1,814 G-M S-C 2,681 7,36 5,61 6,023 3,023 4,432 G-M N 4,941 4,37 0,74 4,661 9,79 7,541 G-M N 7,811 6,18 5,15 0,901 2,07 0,701 G-M N 8,301 0,89 1,65 3,101 8,86 3,201 G-M N 7,77 9,601 6,16 8,98 3,46 6,99 G-M N 6,96 5,631 4,78 2,28 6,36 0,78 G-M S-C 2,96 1,741 7,19 1,08 5,26 4,77 G-M N 6,56 5,051 6,59 6,47 8,25 1,67 G-M N 0,55 0,951 7,801 4,86 6,23 3,45 G-M N 2,35 1,291 2,721 6,76 2,03 4,83 G-M N 1,82 9,791 1,358 5,85 4,72 4,33 G-MaideM 3,331 3,201 2,021 2,031 2,131 8,221 aideM 001 001 001 001 001 001 aznedifnocidollavretnI 2,221-8,77 2,811-8,18 8,251-3,74 7,521-3,47 4,541-6,45 6,821-4,17 duS-ortneC=S-CdroN=NednarG-oideM=G-MolocciP=P:etoN Tabella 1 Indicatori di sprechi, efficienza tecnica e produttività delle ST classificate per dimensione e ordine di grandezza in termini di efficienza crescente D. Cornago, L. Garattini 34 Farmeconomia e percorsi terapeutici 2002; 3 (1)© SEEd Tutti i diritti riservati zazione del processo di raccolta, conservazio- ne e utilizzo delle unità di sangue. L’indice A 1 di efficienza tecnologica, calco- lato sulle centrifughe per la separazione del sangue intero, è mediamente pari a 3425,8, con un intervallo di confidenza pari a 2802,6-4049. L’ampiezza dell’intervallo denota una notevole variabilità di resa in termini di numero di sacche centrifugate per apparecchiatura all’interno del- le varie ST. Va sottolineato come 7 strutture “piccole” del campione siano quelle che hanno registrato un valore più contenuto (cioè una peggiore efficienza tecnologica), mentre 2 strut- ture “grandi” abbiano registrato i valori più ele- vati. Tali valori sembrerebbero indicare un le- game direttamente proporzionale fra efficienza e dimensione della ST per quanto concerne il volume di sacche di sangue intero trattate, op- pure, specularmente, una dotazione eccessiva di apparecchiature rispetto ai bisogni effettivi nelle strutture piccole. Peraltro, il valore del- l’indice di correlazione conferma solo parzial- mente tale ipotesi (R2=0,27 con p<0,05). Per quanto concerne l’indice A 2 di efficien- za tecnologica, calcolato sul numero delle aferesi eseguite all’interno di ciascuna struttu- ra, il valore medio registrato è pari a 449,7, con un intervallo di confidenza 212,6-687,3. L’am- piezza di tale intervallo testimonia come le di- verse strutture gestiscano in modo molto ete- rogeneo le aferesi. Se da un lato, comunque, la ST più efficiente è una struttura di grandi di- mensioni (la stessa dell’indice precedente), va sottolineato come il secondo miglior risultato, ancorché molto distante dal primo (682 contro 3836,5), venga registrato da una struttura di piccole dimensioni. Ciononostante, l’analisi sta- tistica dimostra una buona correlazione diretta (R2=0,60 con p<0,05) fra la dimensione della ST e l’efficienza nell’esecuzione delle aferesi. Una prima analisi degli indici relativi alla produttività del personale (B 1 , B 2 e B 3 ) confer- ma come, in pratica, la fase di lavoro che assor- be il maggior periodo di tempo sia (verosimil- mente) la raccolta, seguita dalla separazione e dalla validazione. Infatti, l’indice B 1 della pro- duttività del personale nella raccolta di sangue registra una media pari a 1,33 ore, mentre gli indici B 2 (produttività del personale nella sepa- razione) e B 3 (produttività del personale nella validazione) hanno medie considerevolmente più contenute (pari, rispettivamente, a 0,41 e 0,19 ore). L’analisi degli intervalli di confidenza mostra come la maggiore variabilità sia registra- ta dall’indice B 2 (0,10-0,27), seguito da B 1 e B 3 (rispettivamente 0,99-1,67 e 0,29-0,53). Contra- riamente alle aspettative, l’analisi statistica di questi indici di produttività del personale non ha dimostrato alcuna correlazione significativa con il numero degli addetti, risultando i valori di R 2 del tutto trascurabili (rispettivamente, R2=0.0015, R2=0.0001 e R2=0.0022 con p>0.05). Infine, gli indici sono stati raggruppati in due gruppi per area geografica (Nord e Centro- Sud), al fine di valutare l’esistenza di eventuali differenze significative rispetto all’ubicazione geografica della struttura. L’analisi della varianza (ANOVA) non ha mostrato alcun ri- sultato significativo. DISCUSSIONE Il limite principale del presente studio riguar- da l’utilizzo di dati provenienti da questionari compilati direttamente dalle ST. E’, infatti, pos- sibile supporre che l’attendibilità di molti dati possa essere stata inficiata da fattori vari, quali ad esempio, la fretta nella compilazione del que- stionario e l’indisponibilità di informazioni disaggregate all’interno della ST. Peraltro, per cercare di limitare a priori il rischio di raccoglie- re dati prevedibilmente inattendibili, si è cerca- to di predisporre questionari il più possibile semplificati, ideati in collaborazione con opera- tori del settore, la cui compilazione richiedesse informazioni verosimilmente reperibili all’inter- no delle strutture. Dall’analisi è emerso che gli unici indici in qualche misura correlati con la dimensione del- la struttura sono risultati quelli relativi all’effi- cienza tecnologica, con particolare riferimento alle attrezzature per aferesi. Se, da un lato, è ragionevole non attendersi correlazioni parti- colari fra il livello degli sprechi e la dimensione della ST, va d’altro canto sottolineato come sarebbe stato ragionevole ipotizzare una corre- lazione significativa fra la dimensione della ST e la produttività del personale (relativamente sia alla fase di raccolta, validazione o separa- zione). Tuttavia, il risultato dell’analisi statisti- ca non supporta l’assunto secondo il quale una struttura di maggiori dimensioni (cioè con un numero maggiore di addetti) dovrebbe raggiun- gere livelli di efficienza superiori, consentendo quindi una maggiore intensità produttiva e con- seguenti economie di scala. Tale risultato po- trebbe essere giustificato, soprattutto a causa dell’attività di raccolta, dal fatto che il settore è caratterizzato da una domanda di breve perio- do di natura casuale che potrebbe non consen- tire una precisa programmazione, a scapito del- l’efficienza produttiva (3). Inoltre, le inefficienze produttive potrebbero essere riconducibili an- che a una scarsa sincronizzazione delle varie fasi produttive, unitamente a un’elevata etero- geneità a livello locale delle modalità di gestio- ne delle attività collaterali alla lavorazione (ge- stione donatori, refertazione esami controllo, segreteria, amministrazione ecc.). Infine, alla luce dei noti condizionamenti politici che han- no caratterizzato l’evoluzione storica del SSN, Efficienza tecnologica e produttiva delle strutture trasfusionali in Italia 35Farmeconomia e percorsi terapeutici 2002; 3 (1) © SEEd Tutti i diritti riservati nonché dell’assenza di responsabilizzazione economica da parte dei livelli locali dello stes- so fino a tempi recentissimi, non è possibile nemmeno scartare a priori l’ipotesi che la dota- zione di personale delle ST possa essersi de- terminata in modo sostanzialmente avulso dal fabbisogno reale. Studi ulteriori ad hoc sareb- bero necessari per verificare quale delle ipotesi formulate potrebbe essere più confacente a rap- presentare la realtà italiana. BIBLIOGRAFIA 1. Istituto Superiore di Sanità 1995. Mappa delle strutture trasfusionali esistenti sul territorio nazionale. 2. Scardovi I, Monari P. Metodologia statistica in biologia e medicina. Bologna: Utet, 1991. 3. Van Der Pol M M, Cairins J A. 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